Non ci piove. Su Ridley Scott abbiamo posizioni abbastanza diverse e articolate (una volta QUASI ci menavamo). Ma su suo fratello Tony la pensiamo tutti e due, più o meno, allo stesso modo. E non sono pensieri lusinghieri. Oppure lo sono, dipende dalla prospettiva. Tony Scott è stato un solido professionista che non ci ha mai fatto pentire di avere buttato il tempo necessario a guardare i suoi film, ma che nemmeno ci ha mai fatto venire la voglia di rivederli. Tranne, forse, due. Sul primo siamo proprio d’accordo; sul secondo invece qualche divergenza c’è, ma nulla di insormontabile. Comunque: andiamo con ordine.
Diciamo che l’argomento principale del nostro essere d’accordo su Una vita al massimo è, molto prima della sceneggiatura di Tarantino, Patricia Arquette che mai era stata e mai sarà più bella di così, con quei suoi 25 anni infilati nei (succinti) panni di Alabama Whitman. Avevamo 25 anni anche noi (sì, siamo nati nel 1968, come Patricia Arquette) mentre ce ne stavamo in sala a vedere il film e avremmo voluto essere nei panni di Clarence Worley, al posto di Christian Slater. Clarence è il commesso di un negozio di fumetti, ed è nel negozio che lui e Alabama scopano per la prima volta, e in quella sequenza di sesso in mezzo ai giornaletti si sente fortissima la scrittura di Tarantino.
Quando due anni dopo lo chiameranno, per la modica cifra di 200.000 dollari, a sistemare la sceneggiatura di Allarme Rosso, il film successivo di Tony Scott, Tarantino fa due sole cose, ma che salvano il film: rinomina il sottomarino americano Alabama e ci infila una divertente discussione su un fumetto: Silver Surfer. Capisci? Sesso e fumetti in Una vita al massimo, guerra e fumetti in Allarme rosso, in una danza di riferimenti alla cultura pop che ci prende e ci trascina con lei. È un attimo per noi, danzando, fare il percorso all’indietro (gli strani anelli girano anche al contrario) e ritrovarci nel 1992, in sala mentre ci guardiamo Le iene dove Tarantino usa per la prima volta l’espediente che poi giocherà di nuovo in Una vita al massimo: quello di caricare e scaricare continuamente i personaggi, in modo da tenerti sempre in tensione senza annoiarti mai. Hai in mente Tim Roth, nella parte di Mr. Orange? Si sta infiltrando nella banda e ha appena ripassato la storia del suo personaggio, poi si guarda allo specchio, butta un’occhiata al poster di Silver Surfer appeso nella sua stanza ed esce, ripetendosi di non preoccuparsi.
Non andrà bene per niente. Perché la storia di Silver Surfer è una storia di dolore e di compromesso. La rinuncia alla propria libertà per salvare il proprio universo. Se ti specchi in lui…
Tarantino ha chiamato la sua casa di produzione A Band a part, ispirandosi al bellissimo film di JL Godard. A proposito del dolore, Michel Poiccard, il protagonista di A bout de souffle sostiene, spiegando a Patricia (vabbè, è solo un caso che il personaggio si chiami come la Arquette), che nella vita bisogna fare delle scelte: «Il dolore è idiota. Io scelgo il nulla. Non è meglio… Ma il dolore è un compromesso. O tutto, o niente.»
Anche su Jim McBride la pensiamo sostanzialmente allo stesso modo. E non sono pensieri lusinghieri. Un regista mediocre. Al quale invidiamo soltanto di aver diretto Valérie Kaprisky in Breathless (mediocrissimo remake del film di Godard). Era il 1983 e la Kaprisky, che mai era stata e mai sarà più bella di così, con quei suoi 21 anni infilati nei (succinti) panni di Monica Poiccard (che fosse la figlia di Michel?), era veramente l’unico motivo che ci trascinava in sala a vedere quella roba. Poi però a un certo punto del film succede un’altra cosa che dà senso a quel nostro guardare. Jessie Lujack (interpretato da Richard Gere), che avrebbe dovuto, nella fantasia del regista, essere la versione americana di Michel Poiccard, pronuncia quella stessa frase sul dolore, ma lo fa mentre legge il Silver Surfer di John Buscema e a noi si cricca un po’ il cuore.
È in quella maledetta crepa che si è infilata, esattamente dieci anni più tardi, Alabama Whitman.
Questo strano anello è composto da
- Una vita al massimo, di Tony Scott, 1993
- Allarme Rosso, di Tony Scott, 1995
- la serie a fumetti di Silver Surfer scritta da Stan Lee e disegnata da John Buscema tra il 1968 e il 1979
- Le iene, di Quentin Tarantino, 1992
- A bout de soufle, di JL Godard, 1960
- Breathless, di Jim Mc Bride, 1983
per sopportare quel compromesso che è il dolore del ricordo di Valérie e Patricia, ci abbiamo dato dentro con la Vodka. Stolichnaya, rigorosamente.