Playlist: Diventare disumani

Quasi | If I Can't Dance, It's Not My Revolution |

#17

É il luglio del 1969 e gli Stooges di Iggy Pop escono con questo singolo bomba, in cui la richiesta esplicita è quella di diventare disumani I Wanna Be Your Dog. Ha un riff memorabile, non te lo togli dalla testa neanche 51 anni dopo. Sol, Fa diesis, Mi. Cupo, Ossessivo. Tre minuti e nove secondi di disagio puro, «so messed up I want you here…», così incasinato che ti voglio qui, saremo faccia a faccia e io mi metterò giù, nel mio posto preferito, e voglio essere il tuo cane. Sono pronto a chiudere gli occhi, a chiudere il cervello…. In mezzo a quel martellare ossessionante c’è un riff di una sola nota di piano suonata da John Cale dei Velvet Underground, ci sono dei campanellini da slitta, c’è tutta l’oscurità che si possa desiderare, e non è Jacques Brel che pur di non essere abbandonato è pronto a diventare «L’ombre de ton chien»: la richiesta di Iggy è un ordine, e come accade spesso è difficile capire chi domina e chi è dominato. Bonus: se la balli entri in trance. [AS]

#16

Il 13 agosto del 1996 Mark Oliver Everett esce col primo album degli Eels, Beautiful freak. In copertina, una bambina bellissima con gli occhi spropositatamente enormi. Sono destinati a diventare una delle mie band preferite. Il capolavoro dell’album è senza ombra di dubbio la prima traccia, Novocaine for the soul, che fa pensare ai Beatles per complessità semplice, musicalità melodiosa, orchestrale ma edgy. Ma la beautiful freak della copertina, deforme e bellissima, è la protagonista di una ballad superdolce: «You’re such a beautiful freak / I bet you are flying inside»: sei un freak meraviglioso, scommetto che dentro stai volando….

#15

Una band elusiva, che ha fatto strani dischi con frammenti di discorsi e due dischi di canzoni folgoranti. Sono indie super low-fi, sono folk psichedelico, sono stranissimi. Hanno un seguito esiguo ma entusiasta, e la loro scomparsa dalle scene – Jeff Mangum si era preso male per tutta l’attenzione che la band stava ricevendo e ha smesso semplicemente di suonare – seguita da una serie di dicerie di concerti che forse avrebbero fatto è addirittura l’incipit del romanzo di John Green e David Levitan Will Grayson, Will Grayson. In  the Airplane Over the Sea comincia con una cascata di pezzi indimenticabili, dolci, strazianti, sorprendenti. E melodiosi, che mescolano strumenti e voce in modo peculiare, sono stata a un loro concerto – si sono riuniti davvero per una tournèe – e pioveva, pioveva, a scrosci, ed era chiaro chi era venuto perché sì, quelli che stavano al riparo sotto un esile cornicione, e gli hardcore, a saltare, ballare, cantare in corso sotto secchiate d’acqua, mentre un gruppo di musicisti e musiciste vestiti come se fossimo in un capanno in Ruston Louisiana suonava qualunque cosa, inclusa la sega musicale. Io ero felice da levitare sul fango e mettere le ali. Tutto il disco nasce da una serie di sogni ricorrenti del cantante Jeff Mangum sulla Seconda Guerra Mondiale e Anne Frank. La leggenda vuole che Two headed Boy parli di esperimenti compiuti dai nazisti sui disabili, ma ogni volta che, piena di hybris ingiustificata, l’ho cantata le parole mi sono sembrate parlare di qualcos’altro. La canzone finisce piano, come se si stesse mettendo a letto un bambino: Ragazzo con due teste, non c’è motivo di soffrire, il mondo che ti serve è incartato in fogli d’oro e d’argento lasciato nella neve sotto un albero di Natale, ti ci porterò e ti lascerò da solo, a guardare spirali di soffice bianco scivolare sopra le tue palpebre e tutto quel che hai fatto attenderà il momento in cui ti lascerai andare…  [AS]

#14

La disumanità è dura da guadagnarsi, anzi, segna pure “impossibile”, però si possono fare grandi passi su percorsi che ripiegano l’umanità stessa con ostinazione fino a mostrarne le altre facce, quelle che non vorremmo vedere, neppure sapere che esistono, quelle che tacciamo, frettolosamente di disumanità o, almeno, di umanità perduta. E invece no – l’umanità è sempre lì, ritorta, contorta, esposta, dove l’esistenza (“eppure sono vivo”) si esprime in una vitalità autoreferenziale, dolorosa, di agitazione continua, anche varia, gli stati sono al plurale, ma oltre non c’è «mai niente di più / mai niente di più / mai niente di più /…». [LC]

#13

L’umano si distingue tra gli animali per la grande quantità di occorrenze in cui risolve in comportamenti autolesionistici. Certo, l’eroina la inquadri bene da fuori in questo senso. Ma anche il lavoro contemporaneo non scherza come tossicità – e non hai mai i rush e gli sballi da droga pesante. Come la mettiamo? Certo Trent Reznor se lo chiede: «What have I become?». Finisce per concludere che sì, poteva andare meglio, se solo questo e solo quell’altro, ma «a un milione di miglia da qui». Resta umano, la disumanità sarebbe la via “altra” quella che non si è realizzata. Qui non c’è via di uscita, nonostante tutta l’abiezione del mondo la disumanità resta un miraggio. Quello che è veramente disumano è il tasso di figaggine che raggiungi quando il tuo pezzo storico lo suoni con una band da far paura e David Bowie ospite. Fuori dall’overdose, dentro l’empireo. [LC]

#12

Come dice qualcuno nei commenti al video su Youtube: «è così che ti senti alla fine di inverni interminabili qui a nord. Sono nel Minnesota e ci sta di aver voglia di ficcare qualcuno nella cippatrice». Umano? Non umano? Darei quasi per certo che abusiamo di questa categoria antipodica eterna. Se si tratta di qualificare la semantica sulla base delle evidenze etologiche e storiche non c’è da ritenere niente (di riprovevole, immorale e criminale) alieno dall’umanità. Quindi cadenze e armonie con assonanze barocche stanno da dio sulla storia di Fargo dei fratelli Coen. A un certo punto c’è anche una sonagliera che sembra recuperata dalla slitta di Santa Claus. Bianco Natale a tutti! (la cippatrice a benzina su Amazon l’ho vista a 549 Euro!). [LC]

#11

Qui in Italia va così: incensiamo i mediocri e dimentichiamo i grandi. E Ivan Graziani è stato uno dei più grandi. Unico nello stile, nel sound e nella scrittura. Oltre che un ottimo chitarrista. Nessuno ha fatto come lui, né prima né dopo, la sua poetica era completamente personale. Dr. Jekill & Mr. Hyde non è certo uno dei suoi brani migliori (seppur contenuto in uno dei suoi dischi più belli, Agnese dolce Agnese del 1979), ma calza perfettamente con il tema di questa settimana, “Diventare disumani” e a quello sembra proprio riferirsi quando, descrivendo questo trasformista, dice: «Se tu lo giri è uguale, si dà ragione da solo. Anche da bambino lui si incoraggiava a dare sfogo ai suoi difetti». Qui la vediamo suonata da Ivan e la sua band in un raro video dal vivo. [FP]

#10

Transformer è l’album più famoso di Lou Reed, leggendario come la collaborazione che lo ha creato, quella con David Bowie e col suo chitarrista Mick Ronson. Ugualmente Walk on the wild side ha il giro di basso più famoso che ci sia, ma ha sempre l’effetto che deve avere. Si dice che Lou non volesse pubblicarlo come primo singolo, per paura che le radio, già sulla strada della disumanizzazione, non l’avrebbero passato, visti gli espliciti riferimenti a travestiti, prostituzione maschile e droga. [FP]

#9

Ne L’esercito delle dodici scimmie di Terry Gilliam, a un certo, punto parte un pezzone di Tom Waits, di poco precedente alla pellicola e contenuto nell’album Bone Machine (1992). Earth died screaming, si riferisce nel titolo a un film inglese quasi omonimo del 1964, in cui la terra affronta una pandemia simile a quella che Gilliam ha mutuato dal cortometraggio La jetée di Chris Marker per il suo 12 monkeys. Alla fine il film di Gilliam, al di là del bel gioco fantascientifico, parla proprio del processo di disumanizzazione che oggi si vede perfettamente per quello che è: la sostituzione dell’umanità con le macchine e il mercato. Mentre la terra muore gridando. [FP]

#8

Nel 1982, anno di pubblicazione di Thriller, avevo quattordici anni e mi accingevo a diventare un tipo noioso. Certo, avrei potuto divertirmici, ma sentivo che era vietatissimo. Ero convinto che per darmi un tono da ragazzo sveglio e impegnato, avrei potuto ascoltare solo musici noiosi che stavano lontanissimi dai ritmi danzerecci. Però c’era quel video: Michael Jackson, diretto da John Landis, diventa disumano e licantropico come il lupo mannaro americano a Londra. Molti anni dopo, in occasione del quarantennale, ho comprato un’edizione speciale di quel disco e qualche volta, di nascosto, lo ballo nel segreto di casa mia. [PI]

#7

Probabilmente John Fogerty frequentava i cineclub. Sostiene infatti di aver scritto Bad Moon Rising, dopo aver visto il film di William Dieterle, L’oro del demonio. Film uscito quattro anni prima della sua nascita. Ma è irrilevante. Quello che per noi conta, è che, quella LUNA MALIGNA,sorta da un film, è da un altro film che brilla su di noi. Un film che è un canto alla disumanità: Un lupo mannaro americano a Londra. Se John Landis l’ha scelta per accompagnarci tra le sue immagini, c’è un motivo. Quale? Ascoltala, non servono spiegazioni. [BB]

#6

Mica bisogna diventare per forza un lupo o uno zombi per essere disumano. Si può essere perfino una mosca. Nel 1988 di anni ne ho venti e non mi vergogno più di ballare. Esce Mlah, il primo disco de Les Negresses Vertes e inizia così. [PI]

#5

Thurston Moore ha sempre riconosciuto nei Creedence Clearwater Revival una fondamentale fonte di ispirazione. Io non lo so, i Sonic Youth mi sembrano così lontani dal gruppo di Fogerty. Però c’è un senso preciso nel dare il titolo di quella canzone dei CCR a un album che parla di follia e di morte. Di momenti della vita che, sbagliando, ci appaiono contrapporsi alla nostra umanità. Nirvana, Pavement, Fugazi, non ci sarebbero stati senza questo disumano spaventapasseri in fiamme. [BB]

#4

È dal 1984 che Gianna Nannini non fa più un disco che valga la pena ascoltare. Invecchiare al calduccio della propria privilegiata umanità, non fa bene ai rocker. Però ogni tanto, qualche canzone l’azzecca. Questa, sarà per il titolo, a me sembra una di quelle. [BB]

#3

1982. Moroder chiede a Bowie una canzone per un film per il quale sta lavorando alla colonna sonora. Bowie si fa raccontare il film e poi scrive questo testo sul tema già composto da Moroder. Il film era Cat Prople di Paul Schrader, con una Nastassja Kinski, letteralmente e felinamente disumana. [BB]

#2

E poi quello che è il più alto inno al diventare disumani. A fondare cioè una nuova società che abbia come base “un’altra umanità”. Quella di Franco Fortini è la versione più vicina allo spirito e al senso delle parole di Eugène Pottier. [BB]

#1

E poi c’è quella menata del nuovo umanesimo, cantata anche da un Eugenio Finardi un po’ fiacco, che vuole che prendiamo le distanze dal nostro essere la stirpe assassina, i figli di Caino. E io, da quando quella storia l’ho sentita raccontare a Davide Van Des Sfroos, a Caino gli voglio anche più bene. Dovremmo rinunciare al suo lascito e riconquistare la nostra umanità. Ma forse faccio proprio come fa lui alla fine della canzone: «La Bibbia la diis, che g’ho de fàtt la pèll, / però me g’ho un sistèma che l’è ammò püsse bèll, / tiri sö i me stràsc e voo via me / te làssi che a giügà a tennis de par te!» [PI]

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