Cerebus vol. 1: “Cerebus” (dicembre 1977 – febbraio 1981)

Omar Martini | La corsa dell’oritteropo |

Cerebus di Dave Sim è un’opera complessa e allo stesso tempo frustrante, con vette altissime ma anche punti diciamo… discutibili. È prigioniera della personalità del suo autore che, con i suoi atteggiamenti e i suoi litigi, l’ha portata dall’essere l’alfiere del fumetto indipendente e autoprodotto negli anni Ottanta, capace di ispirare più di un autore, a diventare una gemma perduta e semisconosciuta del comics statunitense. È vero che i sedici volumi che raccolgono (quasi tutti) i 300 albi realizzati in quasi trent’anni sono sempre disponibili per chiunque voglia acquistarli (sia in versione fisica che digitale), ma è un opus completamente ignorato dalla critica e dal pubblico, sia giovane che meno giovane.
Sono molti i motivi per cui se ne dovrebbe parlare (come accennavo, per essere stato il simbolo dell’autoproduzione; per l’ambizione di realizzare un’opera così colossale; per avere reso omaggio, ma anche messo alla berlina, personaggi dei fumetti, autori, scrittori, attori, ecc. in un contesto metanarrativo all’epoca sconosciuto; per come ha “piegato” e usato il mezzo fumetto e l’unità della tavola a fumetti in un modo che nessun altro, dopo di lui, avrebbe realizzato in maniera così sistematica e programmatica; per l’uso del lettering e delle onomatopee che, proseguendo il discorso iniziato da Will Eisner nel suo Spirit, diventa parte integrante del disegno, segno “squillante” e quanto di più vicino possiamo immaginare a un “fumetto sonoro”), ma quello che vorrei condividere in questo spazio è l’evoluzione del segno che Dave Sim, prima come autore completo e successivamente inchiostrato da Gerhard, porta avanti dalla fine del 1977 all’inizio del 2004, cioè per tutto il percorso di questa lunga carriera editoriale.
Ispirato quindi dalla famosa illustrazione in cui Topolino si “disegna” in vari stadi, da una prima, acerba apparizione a una versione più recente, ho pensato che sarebbe stato interessante fare un’operazione analoga con Cerebus: mantenendo la suddivisione dei suoi “phonebook” (i volumi con cui ha suddiviso gli archi narrativi che si dipanano lungo tutta l’esistenza del personaggio), ho preso un esempio di Cerebus da ognuno dei venticinque comic book che compongono questa prima raccolta, astraendolo dal contesto in cui appare e ingrandendolo, per mettere in evidenza le caratteristiche sia del tratto dell’autore che dell’oritteropo protagonista. È affascinante vedere come dalla prima versione uscita nell’albo datato dicembre 1977/gennaio 1978, col naso oblungo, una figura piuttosto filiforme e un “costume” che ricorda il Conan di Barry Smith (la nobile aggiunta “Windsor” sarebbe arrivata successivamente), in meno di un anno si nota una trasformazione quasi radicale che fa intravedere le caratteristiche principali del Dave Sim che avremmo successivamente conosciuto.
A questi 25 esempi, ne ho aggiunti altri tre, realizzati nello stesso periodo in cui sono usciti gli episodi che compongono questo primo volume. Con il successo crescente del personaggio, vennero realizzate delle storie quasi sempre al di fuori della continuity della saga, come per esempio Demonhorn, pubblicata nel maggio del 1979. Gli altri due esempi, invece, hanno avuto una vita un po’ particolare: Silverspoon (una rivisitazione del Prince Valiant di Hal Foster, in cui ogni pagina corrisponde a una finta tavola domenicale) e The name of the game is Diamondback (una partita a carte che serve per spiegare il gioco inventato all’interno del fumetto), pur essendo usciti su pubblicazioni diverse, sarebbero stati inseriti successivamente all’interno di questo primo volume a partire dall’undicesima edizione. Ultima annotazione per quanto riguarda Diamondback: i layout delle tavole vennero realizzati da Marshall Rogers, disegnatore che avrebbe legato il proprio nome soprattutto alle case editrici DC e Marvel degli anni Settanta e Ottanta, e che rappresenta la prima di una serie di sporadiche collaborazioni che sarebbe culminate con un “team up” con Will Eisner.

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