L’ultimo tiro

Boris Battaglia | Strani anelli |

«Pensai: “Giacché mi fa male non fumerò mai più, ma prima voglio farlo per l’ultima volta”. Accesi una sigaretta e mi sentii subito liberato dall’inquietudine.
Finii tutta la sigaretta con l’accortezza con cui si compie un voto. E, sempre soffrendo orribilmente, ne fumai molte altre durante la malattia.»

Zeno Cosini è convinto di essere un inetto, eppure (e se hai letto il capolavoro del più grande scrittore italiano del secolo scorso, lo sai) nella sua vita, a parte smettere di fumare, gli riesce tutto e gli va tutto bene: tutto quello che intraprende, per la stessa accortezza con cui fumava l’eterna ultima sigaretta o per un’imperscrutabile fortuna, si conclude per lui in modo positivo. Fallisce miseramente sempre e solo nello smettere di fumare.

Ho smesso di fumare più di dieci anni fa. Non nego, essendo inetto quanto Zeno, sporadiche ricadute: dieci anni sono lunghi e può essere capitato che, nella rilassatezza di qualche serata particolare, mi sia concesso all’antico vizio.
Quel giorno ho smesso perché avevo creduto di aver avuto un infarto. Era una bellissima giornata di fine febbraio, avevo mangiato e bevuto alla solita trattoria e stavo tornando in ufficio. Come sempre, durante quella breve camminata, mi accendevo una sigaretta. Poco prima di arrivare in ufficio, però, mi sono sentito come se la testa mi volesse scoppiare, un dolore lancinante, e mi sentii chiudere la gola e spezzarmisi il respiro. La sigaretta mi è caduta di bocca e ho dovuto appoggiarmi al muro per non scivolare per terra.
Ti giuro, ho creduto di morire. Poi, al pronto soccorso mi hanno fatto un’iniezione di corticosteroide e in pochi minuti mi è passato tutto.

Era stata una crisi anafilattica importante, dovuta, questo l’ho scoperto con le analisi successive, a del tonno mangiato a pranzo. Sembra che se il tonno non è conservato come si deve, possa causare intossicazione da istamine. Mi era toccato sperimentarlo. Solo che, quando è successo, stavo fumando e il mio subconscio (sì, lo so che non esiste, che è un’invenzione degli psicanalisti, ma diciamo che, come l’idea di dio, è un ottimo stratagemma narrativo e allora lasciamelo usare!) ha collegato quel malessere al fumo inalato con l’ultimo tiro. Così, tornato a casa, mi sono concesso un’altra – l’ultima – sigaretta. Quando l’ho finita ho buttato i resti della stecca di Camel e ho deciso di smettere.

Non amo Michael Apted, anzi, ma come in tutti i miei odii, c’è un’eccezione. Si intitola Chiamami Aquila. Forse proprio perché quando ho buttato quella mezza stecca mi sono sentito come deve essersi sentito Ernie Souchak in quella sequenza in cui l’orso gli ruba, tra le altre cose, la scorta di sigarette, e lui resta così, in mezzo al maledetto niente di una natura che non gli interessa, senza nemmeno più quel sottile ed evanescente segno di fumo che lo legava alla civiltà. Quando ho deciso di smettere di fumare mi sono sentito come regredire a un livello primitivo, in relazione all’unica cosa che veramente mi piace: seguire l’esile filo di fumo che collega tutte le nostre storie, dando un senso (che altrimenti, come dio e il subconscio, sappiamo non esserci) alla nostra esistenza. In questo, il mio rapporto con le sigarette mi era stato chiarissimo da sempre, come lo era per John Belushi: credo fin da prima che nei Blues Brothers avesse sempre in bocca una Chesterfield rossa.

Le stesse che fumava ininterrottamente Humphrey Bogart. Quello di Bogart per il fumo (e anche per l’alcol) fu un legame di un’intensità che qualcuno ha definito pari all’amore che portò a Lauren Bacall.
Solo se sei troppo giovane posso perdonarti di non aver visto Acque del Sud, con quella sequenza di inarrivabile erotismo, che sarà la scintilla della loro storia d’amore, in cui una Bacall non ancora ventenne, un po’ impacciata nello splendido ruolo di Marie “Slim” Browning, chiede al vecchio lupo di mare Harry Morgan di accenderle una sigaretta.
Il film è del 1944, distribuito in Italia dal marzo del 1947. Hugo Pratt aveva vent’anni, e nulla mi toglierà dalla testa che il rapporto tra Slim e Harry, abbia ispirato (esattamente vent’anni dopo) quello tra Pandora e Corto nella Ballata del Mare Salato. Anche se il finale della Ballata ricorda più Casablanca che Acque del Sud.
Comunque, di come finiscono le loro storie d’amore, lo lasciamo rimuginare ai protagonisti, a noi interessa che sono marinai che fumano. Come fuma senza sosta Sailor (anche Lula non fa altro per tutto il film) in Cuore selvaggio, il film in cui, forse, più di ogni altro viene sottolineato come raccontare (quindi vivere) sia un atto di combustione.

In questo senso, mi sono convinto che avesse assolutamente ragione Zeno. Siamo tutti condannati, davanti a un plotone di esecuzione, a cui è stata concessa un’ultima sigaretta. Il trucco, per far durare lo spettacolo, sta nel ritardare il più possibile l’ultimo tiro.
Non è un caso, se ci hai fatto attenzione, che in una delle sequenze finali e risolutive del capolavoro di John Landis, Elwood dice a Jake: «Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio e portiamo tutti e due gli occhiali da sole».
Mezzo pacchetto: quello che basta. Infatti Jake gli risponde: «Vai!».

Questo strano anello è composto da

  • Italo Svevo, La coscienza di Zeno, qualsiasi edizione
  • Chiamami Aquila, di Michael Apted, 1981
  • Acque del sud, di Howard Hawks, 1944
  • Una ballata del mare salato di Hugo Pratt, una qualunque tra le mille edizioni pubblicate da Rizzoli Lizard (possibilmente con la pagina montata su quattro strisce)
  • The Blues Brothers di John Landis, 1980
  • Cuore selvaggio, di David Lynch, 1990

Stavolta, invece di berci dietro qualcosa, ti invito a fumarti una o due sigarette mentre leggi. Magari delle Chesterfield rosse, che non a caso erano le preferite di Bogart, Paul Newman (solo per questione di pigrizia, o per tenermela buona per riempire un altro spazio del mensile, non ci ho infilato una digressione sul ruolo della sigaretta ne Lo Spaccone) e Frank Sinatra.

Ti è piaciuto? Condividi questo articolo con qualcun* a cui vuoi bene:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

(Quasi)