“La ballata di Pat O’Shane”

Francesco Barilli | C'era una volta il west |

Se vuoi sapere di cosa sto parlando sarà meglio che recuperi le puntate precedenti:

All’inizio fu “Lungo Fucile”…
Da “Lungo Fucile” A “Omicidio A Washington”
Da “Chemako” a “Sangue sulle stelle”
Da “Sotto il cielo del Messico” a “Colpo Grosso a San Francisco”
Da “Caccia sul mare” a “Il Popolo degli uomini”

9 maggio 1978. Il sequestro Moro termina con l’ultimo tragico atto, questa volta in via Caetani dove il cadavere del presidente della DC viene fatto trovare nel portabagagli di una Renault 4 amaranto.
Tu sai a malapena chi fossero Moro, la DC o le BR o una Renault 4. E credo di poterti spiegare al massimo cosa fosse quest’ultima: un’auto costruita con poca considerazione dell’aerodinamica, ma con un bagagliaio enorme.
Nel frattempo, nel magico mondo dei fumetti appare un piccolo capolavoro…


Abbiamo lasciato Ken accusato di omicidio. Ora lo troviamo addirittura scambiato per James Latimer, pericolosissimo fuorilegge, e condannato a morte. Si salva solo grazie all’aiuto della giovanissima Pat O’Shane, da poco arrivata in città assieme al fratello maggiore Lukas. Quest’ultimo ha la pessima idea di battere a poker un uomo senza scrupoli, Lenny Roscoe, che lo uccide. Pat, inizialmente convinta che Ken sia davvero lo spietato Latimer, lo aiuta a evadere spacciandosi per sua figlia e si unisce a lui in cerca di vendetta, l’uno verso Latimer e l’altra verso Roscoe. Diventerà uno dei personaggi più amati della serie, e il suo nome darà il titolo a uno degli episodi più ricordati. Mi sa che l’avevi intuito…

Una piccola divagazione (fra poco capirai). In KP le didascalie già nei primi numeri appaiono timidamente, ma poi piano piano scompaiono. Nell’ultima edizione Mondadori anche le poche presenti in originale sono state riviste o eliminate. Diciamo che la narrazione testuale in generale si diluisce negli anni, lasciando il passo a silenzi sempre più intensi (fino a Il Respiro e il Sogno, di cui ti parlerò ben più avanti). Ma nell’episodio in cui esordisce Pat le dida spariscono per fare spazio a una ballata! Quella di Pat O’Shane, ovviamente, composta da Giancarlo Berardi. I versi della canzone accompagnano la vicenda, sostituendo le classiche didascalie. E forse anche qui possiamo vedere, oltre che un segno dell’originalità delle scelte di Berardi, anche un altro esempio delle influenze cinematografiche, questa volta non a livello di citazioni ma di linguaggio: le parole della ballata non sono semplici didascalie dell’episodio, sono la sua colonna sonora.

Se l’idea delle dida/ballata di Berardi è ottima, va però approfondito il ruolo del disegnatore.
Te l’ho già detto: la vacanza che Milazzo si è concessa per tre numeri è necessaria all’uscita di uno degli episodi più celebri dell’intera serie. Appunto, l’ho già detto, dammene atto, prima cioè di ricordarmi che in una vecchia intervista (vedi “Ken Parker” Mondadori Comics n. 5) Ivo Milazzo dice: «… la prima vera maturazione avverrà con La ballata di Pat O’Shane. Da quella storia partirà istintivamente una continua ricerca della sintesi, pur senza avere grande conoscenza della scuola americana, ma approfondendo nei grandi epigoni italiani il significato mediatico del contrasto tra luce e ombra.»

Ma è nella scenografia pura che Milazzo si distingue, e pure lui sceglie di rendere evidenti certe influenze cinematografiche. Per due volte, ad esempio, rallenta la sequenza. Nel primo caso mostrando l’uccisione di un uomo per mano di Ken…

… e ancora più particolare è la bellissima tavola in cui Ken e Pat precipitano in una cascata. La drammaticità del momento viene enfatizzata proprio scandendo la caduta al rallentatore.

Nell’ultima vignetta hai visto Pat rinascere alla vita dall’acqua all’aria, come il Tuffatore di Flavio Giurato (se sei spaesato ascolta qui). È il momento di parlare di lei.
Per ammissione degli stessi autori, il personaggio è ispirato a una star adolescente dei primi anni Sessanta, Hayley Mills, protagonista di film oggi poco ricordati (ma per Il segreto di Pollyanna la Mills vinse un Oscar). Ma se la sua rappresentazione fisica può essere semplificata nella trasposizione della giovane star hollywoodiana, Pat ha energia vitale, simpatia, lentiggini e una mimica che sicuramente hanno un debito con Pippi Calzelunghe.

Insomma, per certi versi Pat è un mix di vari personaggi/matrici, epitome della “ragazzina terribile” e al tempo stesso nascita di un personaggio singolare. Ed è grande l’abilità di Milazzo nel rendere il suo volto in diverse espressioni indimenticabili…

… fino alle esplosioni emotive, per sottolineare i mille volti di una bimba quasi adolescente, il cui volto può deformarsi in un dolore incontenibile:

C’è tempo anche per qualche gag, ma all’interno di una storia che ha un altro registro.

(Ps: si dice proprio fremuto, ma ho controllato su Google…)

Alla fine di questo episodio siamo nel 1874, secondo la cronologia Mondadori. Ricordati: i mesi interi passati fra gli Inuit, le indicazioni cronologiche che si fanno più vaghe, eccetera. Ma in effetti dovremmo esserci…


Restiamo nello stesso giorno del ritrovamento del corpo di Moro, ma andiamo in Sicilia, a Cinisi. Peppino Impastato viene assassinato. Secondo la prima versione ufficiale sarebbe morto mentre posizionava una bomba. Solo in seguito la sua morte sarà riconosciuta come un omicidio di mafia, voluto da Gaetano Badalamenti.
Ma il maggio 1978 non è solo un mese di sangue e merda. Il 22 viene approvata la legge n. 194. Una conquista di civiltà contrastata ferocemente in ambienti conservatori/cattolici. Riconosce alle donne il diritto di interruzione volontaria di gravidanza e, quindi, di autodeterminazione. Magari lo sai già, nel dubbio ti ricordo che prima di quel giorno l’aborto era un reato.
Oggi, anche se può sembrarti assurdo, troppe donne rischiano ancora la vita per aborti illegali, e una percentuale altissima di obiettori tra medici e sanitari si rifiuta di esercitare l’interruzione di gravidanza. Insomma, quella conquista di civiltà che nel 1978 sembra definitiva oggi nel migliore dei casi è un privilegio per alcune e un percorso a ostacoli per altre.
I diritti non hanno nove vite come i gatti. Ne hanno una, molto fragile. Ci vogliono secoli per ottenerli, basta un amen per buttarli nel cesso.

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