Post-it: Lo zainetto delle vacanze

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Paolo

Arrivo a questa vacanza stanco come forse non mi era mai successo. Da sempre mi dico che la fatica non può mai essere una scusa. Enzo Del Re, in Lavorare con lentezza, diceva: «amo il lavoro ma detesto la fatica». A me fa schifo pure il lavoro. Questo affaticamento non solo non mi giustifica, ma mi produce anche dei danni collaterali. Sono più lento a fare qualsiasi cosa e, siccome l’etica del dannato lavoro – che mi è necessario per soddisfare i bisogni più elementari (le scarpe, il formaggio, il vino e i fumetti) – mi costringe a dare priorità al dovere, le cose per cui vivo vengono rinchiuse in uno spazio piccolo piccolo. Preparare lo zainetto per le vacanze mi è proprio difficile. Di solito ho un sacco di roba cui vorrei dedicare il tempo liberato dalle ferie. Questa volta, l’assenza di tempo fino a qui mi ha fatto perdere l’attitudine al cazzeggio. Non va bene. Stiperò lo zaino e lo caracollerò fino alla residenza agostana.

Un amico su un social ha lanciato un’accusa chiara: «Pensate», dice, «che c’è gente che pensa ancora che i fumetti siano disegnini per perdigiorno». Non riesco a smettere di saltare e sventolare la mano: «IO! IO! IO!». Ne sono convintissimo e “disegnini per perdigiorno” è mia nuova definizione preferita. Altro che “nona arte”, “letteratura disegnata”, “letteratura sequenziale”… In questa mi riconosco pienamente. Per questo motivo, in cima al mio zainetto, metto il brano con cui Enzo Del Re apre il disco Il banditore, quello omonimo.

Poi ci infilo il terzo volume di Paulette di Wolinski e Georges Pichard. Prosegue questo straordinario feuilleton intorno a una di quelle che Boris chiamerebbe “orfanelle proudhoniane”. Se, come me, ha trascorso gran parte della tua vita a sfogliare più volte il volume Milano Libri, convinto che contenesse tutte le pagine della serie, sappi che te ne manca un pezzo (quello parzialmente pubblicato poi da Luigi Bernardi nel volume Paulette al circo). In questo terzo volume Oblomov c’è e sono certo che valga ogni secondo che gli dedicherò. Pesa come un quarto di bue e forse nello zainetto non ci sta. Non ti preoccupare: buttalo nella valigia, senza timore: è possibile che ammaccature e pieghe che ne guadagnerà donino a quella copertina (che si imbarca, come tutte quelle dell’editore) una rigidità insperata.

Under Ninja, la nuova serie di Kengo Hanazawa – il tipo di I Am Hero – parla di ninja. Vivono tra noi e fanno il loro mestiere sporco e segreto (infatti noi non ne sappiamo niente). Ne sono usciti tre volumi e, per il momento, sono incentrati su un ninja alla sua prima impresa. Se non sapessimo che sta affinando le arti segrete della guerra, considereremmo questo esordiente – intento a rimanere chiuso in casa, spettegolare e rubare birre al vicino – un vero perdigiorno.

La vergine del bordello di Hubert e Kerascoët (pseudonimo dietro cui si cela, abbastanza bene, una coppia di disegnatori) è finalmente in libreria nella sua interezza. In Francia ne sono usciti due cicli, ognuno dei quali raccolto in due volumi. Il primo di questi cicli era già uscito in un’edizione 17×24 per Planeta-De Agostini(sia maledetto il dio dei devoti al formato graphic novel). Ora Bao raccoglie tutto Miss Pas Touche, questo è il titolo originale della serie, in un volumone impeccabile per qualità cartotecnica e di stampa.

E infine Georgia O’Keeffe di Luca De Santis e Sara Colaone. L’ho comprato tardi durante i giorni del Comicon. Colaone ha fatto un disegno bellissimo sulla mia copia. A quel punto, le ho chiesto se le andava di fare una chiacchierata sul suo lavoro e ha mostrato un’incredibile gentilezza. Le ho detto che mi sarei fatto vivo dopo aver letto quest’ultimo libro. Se non mi muovo a leggerlo, rischio che non sia più l’ultimo.

Francesco Pelosi

Zainetto scarno anche il mio quest’anno, anche perché non ho luoghi di vacanza in cui portarlo. In effetti, più che uno zainetto è semplicemente il comodino a fianco al letto. Guardando fra i volumi che aspettano di essere letti e che, nel caso saltasse fuori un’improvvisa occasione di vacanza infilerei subito nello zaino, il primo è Snake e altre storie di Enrique Sànchez Abulì e Jordi Bernet, edito due mesi fa da Editoriale Cosmo. Non l’ho preso appena uscito, ma dopo aver letto le loro Storie nere ho dovuto per forza recuperare anche questo. Non c’è null’altro da dire se non che rimpiango di non aver incontrato queste storie da bambino, quando l’immaginario è ancora molle e spugnoso, così da esserne completamente invaso.

Subito sotto, in rigoroso ordine di grandezza del volume, c’è Keeping two di Jordan Crane, per Oblomov. Questo l’ho preso sulla fiducia. O meglio, su tutta una fiducia mentale che mi son costruito io basandomi su: un’intervista di Igort in cui ne parla, che a quanto pare mi ha convinto; il fatto che Crane abbia lavorato a questo libro per vent’anni; l’immediata risonanza che questo fatto ha creato con Clyde fans di Seth, libro e autore che negli ultimi mesi mi hanno asfaltato l’anima; l’enorme problema per cui, avendo già letto tutto ciò che ho trovato di Seth, Chester Brown e Joe Matt ed essendo in astinenza di quella roba, ho sperato di ritrovare in questo libro un po’ dei loro. Staremo a vedere.

Il terzo, il più largo di tutti, è Locas 2: La ragazza di Hoppers di Jaime Hernandez, nella “Love and Rockets Collection” che Panini ha pubblicato nel 2013. Non c’è molto da dire su questo. So già che è bellissimo, e non vedo l’ora di rituffarmici.

Ah, sì, e poi c’è Punisher: Born di Garth Ennis e Darick Robertson. L’ho ritrovato in una libreria dell’usato dopo anni che ho venduto la mia copia (peggio, dopo anni che ho venduto l’intera collezione del Punitore di Ennis) e che lo rimpiango. L’ho preso al volo e in realtà l’ho già letto. Ennis è uno di quegli autori che mi accompagnano da sempre e per cui nutro a ondate amore e odio. Questo dev’essere il momento dell’amore, perché la rilettura di queste breve gioiello mi ha fatto salire la scimmia di ritrovare e rileggere immediatamente l’intero ciclo, e quello sì, lo metterei nello zainetto. La scrittura di Ennis è straordinaria (a parte quando si lascia andare alle buffonate su sesso, religione e ammazzamenti vari – e purtroppo anni addietro lo faceva spesso), e nel secondo ciclo di storie che ha dedicato al Punisher, quelle della linea Marvel Max, più cupe e crude di quelle in coppia con Steve Dillon, ha una lucidità chirurgica sul personaggio e su quel che rappresenta. Leggendole da ragazzo le avevo bollate come il solito parco giochi ultraviolento di Ennis e non mi ero mai accorto di quanto invece l’autore disprezzi Frank Castle, di quanto gli faccia pena e paura. Temo che, non dovessi ritrovare la serie in questione, dovrò buttarmi sulla rilettura di altre cose dell’ultimo Ennis: Red Team, Discesa all’inferno o le Storie di guerra.

Stefano Tevini

Siccome l’estate è una stagione bollente, ci si spoglia e tutte quelle robe piccantose lì. Per me il primo item è Cicciolina vs. Moana: La grande sfida, testo fondamentale dei ragazzi di “Nocturno” che scava nella storia di due icone della cultura popolare. Documentato e rigoroso, un fresco tuffo nel passato.

Sta per uscire a breve, si parla di pochi giorni, Il ministero per il futuro di Kim Stanley Robinson, un libro che riesce a parlare in maniera sensata del global warming e di come determinati problemi esistano su una scala inedita, che richiede pensiero e azione mai provati prima. Non a caso, fantascienza. E poi racconta di un’operazione di geoingegneria polare, con un sacco di ghiaccio che d’estate fa caldo e provare a salvare il mondo con una maxi granita non è una brutta idea.

Altro libro bello, soprattutto il titolo ma pure il resto, I sogni si spiegano da soli della maestra Ursula K. Le Guin. Una raccolta di saggi e discorsi in cui rivela un insight da grande intellettuale e uno stile che da leggere è un vero miele per gli occhi. E comunque qualsiasi cosa abbia scritto Le Guin è un peccato non leggerla.

Buttiamola ora sulla leggerezza con The Boys 3, terza stagione di una serie sempre meglio, disponibile su Prime Video. Sangue, botte e umorismo di grana grossa ma anche una scrittura davvero avvincente, tanto ritmo e godibilità. Da recuperare, in caso non l’aveste fatto, anche le stagioni precedenti.

Tiziana Metitieri

Più che altro prenderò senza ritegno dagli zainetti degli altri! Grazie!

Quello che per ora ho messo nel mio piccolissimo sono:

  • il nuovo libro curato da Serena Vitale, Briciole della vita di Pëtr Andreevič Vjazemskij
  • Tomorrow and tomorrow and tomorrow di Gabrielle Zevin, romanzo di videogiochi, poesia, and more.

Omar Martini

Zainetto leggero anche per me. Contiene un biglietto per il concerto dei Pink Martini che è in quella tasca esterna da “appena” tre anni, causa Covid… chissà se quest’anno sarà la volta buona per usarlo e ascoltarli finalmente dal vivo e non più in versione “digitale”?

Bryan Talbot è un autore che seguo da sempre, dal suo Luther Arkwright in poi. Recentemente mi sono trovato a lavorare su una sua cosa (di cui spero di poter scrivere qualcosa in futuro) e ho scoperto casualmente che stava per uscire (quando leggerai queste righe sarà già stato pubblicato) The legend of Luther Arkwright, terzo capitolo di quel personaggio che mi fece scoprire questo grande autore britannico. Per cui infilo nello zainetto una copia del tomo di questo personaggio, tra i precursori del Multiverso a fumetti, che tanto successo ha adesso al cinema, e mi ritaglierò il tempo necessario per immergermi in quelle fantascientifiche atmosfere retrò e gustarmelo per bene.

Boris

Che devo dirti? Metà dello zainetto me lo ha fregato il Tevini e allora ti elenco quello che mi è rimasto. Intanto sappi che non è per fare lo snob, ma il fatto è che qualsiasi versione italiana, fosse pure un Marcello Marchesi redivivo a tradurlo, non potrebbe che banalizzarlo perché Par Toutatis!, sesto volume delle “Nouvelles adventures de Lapinot” di Lewis Trondheim non è una parodia di Asterix, ma il saggio teorico più profondo (e divertente) e pieno di giochi di parole intraducibili (soprattutto con quelle cazzo di vignette è un fumetto, vorrei vedere! – che contestualizzano ogni battuta limitando la libertà del traduttore) sul più grande successo editoriale di Renè Goscinny. Se mastichi la lingua dei mangiarane a sufficienza, mettitelo nello zainetto delle vacanze. Ecco, poi – tanto che mastichi il francioso – butta nello zaino anche l’ultimo Franck Thilliez (non aspettare che lo traduca Fazi). Labyrinthes, se ami il noir come me e la tua triade è Darc, Malet, Manchette, è una vera bomba che non puoi lasciarti sfuggire.

Se le rane non ti piacciono, e questo ti ha tenuto lontano dalla lingua di quelli che le mangiano, e con l’inglese fai fatica, beh!, sei fortunat*. Mondadori ha appena – ma proprio appena appena – sfornato e mandato in libreria (ben tradotto) Ring Shout. Guarda io odio il fantasy, ma P. Djeli Clark è uno dei tre autori di questo genere che leggo con gusto. Immagina che nel 1922 il Ku Klux Klan sia un’associazione legale e riconosciuta, i cui membri, dopo l’uscita nei cinema di Nascita di una nazione, stiano aumentando sempre più. Immagina che organizzino parate e festival legali, e che siano una forza politica sempre più rilevante nel paese. Ma immagina anche che alcuni dei loro membri siano mostri, veri mostri usciti dall’inferno, travestiti da suprematisti bianchi. E immagina che ci siano delle brigate afroamericane che li combattono e gli danno la caccia, e che una di queste sia composta da tre ragazze, ognuna con una storia incredibile, che si troveranno, loro malgrado, ad affrontare una minaccia così mostruosa da poter essere definita assoluta. Non hai già voglia di leggerlo?

Non so se compri i dischi o ascolti musica liquida. Comunque, quest’estate dedicala all’ultimo album di Kendrick Lamar: Mr. Morale & the Big Steppers. Uno dei musicisti più importanti degli ultimi quindici anni. Il disco più bello che ho ascoltato da tempo.

Lella Parmigiani

Nello zainetto non ho messo nulla.
Ho imparato durante i viaggi itineranti in Oriente e facendo cammini zaino in spalla qua e là per lo Stivale a viaggiare con poco, pochissimo.
Ogni chilo in meno è una conquista, ogni cosa lasciata, libertà verso una nuova. Quello che mi serve lo scovo sul posto infilandomi nella realtà locale.

Sono a Otranto, quando gli altri saranno in ferie io sarò già tornata .
Qui nel centro storico, sui bastioni, in una piazzetta bianca al termine di un groviglio di vicoli invasi da turisti, con un panorama che ti  squaglia la vista tra l’azzurro del mare e del cielo, il tramonto illumina le due vetrine di una  libreria che  non t’aspetteresti .
Non ci sono insegne luminose, piccoli libretti bianchi dal carattere essenziale e pensieri di Franco Arminio sparpagliati in formato cartolina, attirano l’attenzione, a fianco dell’ingresso, una sedia di legno impagliata rivolta verso il mare.
La sua frase «Prendi un angolo del tuo paese e fallo sacro» qui  diventa realtà.
All’interno due stanze  di disordine, calore e scoperta.
Libri di autori locali, inediti scelti con  accuratezza e cuore, piccola editoria del posto, dischi di musicisti del territorio, libri di poesia, fotografia, pedagogia,  storia locale, albi illustrati per l’infanzia. Materiale introvabile altrove sparso in pile su tavolini, sedie, allineato senza catalogazione sulle mensole bianche al muro, attende la tua attenzione.
La quantità lascia il posto alla sostanza.

AnimaMundi è una libreria indipendente, l’evoluzione di una bancarella itinerante per il Salento. Apre nel 2002, etichetta discografica dal 2003, casa editrice dal 2009.
Edita libri di poesia e componimenti per la riflessione, promuove la cultura locale, veicola voci fuori dal coro, propone  seminari, serate con gli autori, concerti e dopo la pandemia, incontri aperti a tutti per dialogare sul dolore.
Tra gli autori esposti ricorrente è il nome di Christian Bobin, poeta, narratore e saggista francese, settantenne, vita da eremita, scrittura intensa e poetica, estimatore  del silenzio  e della contemplazione.
AnimaMundi traduce e pubblica i suoi lavori dal 2012.
Autoritratto al radiatore è il libro che Giuseppe Conoci, il cuore di AnimaMundi, mi consiglia per accostarmi alla purezza di Bobin.
Sotto forma di diario, racconta pudicamente  dell’incontro quotidiano con le cose più piccole e insignificanti  cogliendone la nuda essenza, dialoga silenziosamente  con la loro diversa intelligenza. La lettura dilata e rallenta il tuo sguardo, piega le labbra, a tratti ferma il respiro.
Intriso di saggezza sofferta, risponde alle nostre domande più intime con parole calde e  immagini a forte densità poetica: riflessioni sul fragile scorrere della vita, della morte, rispetto della vulnerabilità, indugi e confidenze.
Leggo di gioia, attesa, ascolto e gratitudine,
Nel suo diario il 21 ottobre scrive «La bellezza è un modo di resistere al mondo, di reggere davanti a esso e di opporre al suo furore una pazienza attiva».
Già lo amo.

Non posso non scegliere Poesie nell’erba di Sabrina Giarratana, illustrato da Sonia Marialuce Possentini.
È il primo libro illustrato di una nuova collana di AnimaMundi.
Pubblicato nel 2021, ha vinto quest’anno il prestigioso Premio Andersen – il mondo dell’infanzia nella categoria “Migliore scrittrice dell’anno”.
Una raccolta poetica alla  scoperta  di sé e del mondo, della natura e del suo valore attraverso la fragilità e la caducità, un ringraziamento illustrato con immagini incisive a tutta pagina acquarellate con eleganti monocromie oniriche .

Ormai ho piena fiducia nel lavoro di Giuseppe, l’ideatore di questa fucina colma di chicche e nello zaino metto anche il loro primo album prodotto nel 2003 – La ballade de Ninour – del gruppo Les Troublamours, gitani francesi di adozione salentina conosciuti per i vicoli di Otranto.
Un mix di contaminazioni: vecchie ballate francesi, musica balcanica e yiddish che sfociano nella Pizzica.
Sassofono, tamburelli, fisarmonica, basso tuba, tamburo, nacchere e campane accompagnano le voci di questo gruppo itinerante di moderni  trovatori e  poeti.

Lo zaino è zeppo ma presto qui ci torno, c’è altro da scoprire.

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