Playlist: «Cos’è rapinare una banca a paragone del fondare una banca?»

Quasi | If I Can't Dance, It's Not My Revolution |

LATO A: BONNIE

#1

Serge Gainsbourg e Brigitte Bardot si incontrano durante uno show televisivo, si innamorano, mollano i rispettivi partner e da questa relazione appassionata, che finisce con lei che torna dal marito, nasceranno almeno tracce indimenticabili. Registrate nel 1967 e uscite nel 1968, entrambe le canzoni sono cantate da Serge e Brigitte. Le ho sempre pensate come le due facce di una moneta. La prima è Je t’aime, moi non plus, che lo sparerà in classifica e la seconda è Bonnie and Clyde. Quanto l’ho ascoltata sognando una vita pericolosa e un amore assoluto! Oggi, grazie, a posto così. Ma la trovo una canzone di una freschezza incredibile. Ogni volta che l’ascolto penso: è sempre nuova. È dolce, è pop, è noir. [AS]

#2

È l’8 agosto del 1980: The Clash hanno già inserito Bankrobber in una compilation, Black Market Clash, ma in realtà è la prima volta che il pezzo vede la luce. Poesia dell’esplicito, ironia, denuncia sociale: «Mio papà rapinava le banche / ma non hai mai fatto del male a nessuno./ È solo che gli piaceva vivere in quel modo, / e gli piaceva  rubare i vostri soldi». Zac. [AS]

#3

Durante il 25° anniversario di “Saturday Night Live”, mentre i Beastie Boys suonavano Sabotage, Elvis Costello mise in scena un finto sabotaggio, interrompendoli per poi eseguire, con loro, Radio Radio. Tutto cominciò 13 anni prima quando Costello & The Attractions vennero banditi dalla stessa trasmissione televisiva. Sostituivano Johnny Rotten che fu costretto a declinare l’invito per problemi legali causati dal testo di God Save The Queen. Data la circostanza, Costello propose di suonare una canzone sulla censura e l’industria discografica: Radio Radio. La Columbia però, su veto del programma, gli impose di esibirsi con il singolo del momento, Less than zero, che parla di un politico fascista. Una volta salito sul palco Costello reagì così: «Scusate ma non c’è ragione di suonare questo brano, qui. One, two, three, four…» e cantò Radio Radio. [LL]

#4

Le sole rapine che mi vengono in mente pensando alle canzoni di Francesco Guccini sono quelle delle quali è stata accusata Silvia Baraldini durante il processo, conclusosi nel luglio 1983, che l’ha condannata a vent’anni per concorso in evasione, altri vent’anni per associazione criminale e partecipazione a rapine, e ancora altri tre per ingiurie alla corte per non aver detto i nomi dei suoi complici. Parlando dei motivi che lo hanno indotto a scrivere Canzone per Silvia, Guccini ha dichiarato: «Le “accuse” che inchiodano Silvia nel carcere della Florida sono quanto mai assurde. L’unica, sul suo conto, fornita da un testimone che l’avrebbe riconosciuta attraverso un passamontagna, è di aver partecipato ad una rapina negli anni Settanta. Tra l’altro, il testimone avrebbe detto, alcuni mesi dopo la sua deposizione, di non ricordare i colori degli occhi di Silvia, il che è tutto dire: chi l’ha vista nelle foto non può non aver notato i suoi due splendidi occhi chiari e azzurri.»
Oggi Silvia Baraldini vive a Roma ed è libera. [PI]

#5

La settimana scorsa ho proposto una canzone che mi è molto cara nella versione fattane dagli Africa Unite. Robert Nesta Marley, che noi chiamiamo Bob, compone quella canzone nel 1979 e la registra nel disco Uprising. Forse sa già del cancro che lo ammazzerà due anni dopo. Solo chitarra e voce. Una canzone che si scaglia contro l’assurdo dualismo epidermico e cromatico che ci ha donato tutte le aberrazione del razzismo ch’entro ci rugge. Marley, mentre scrive quella canzone, ha nelle orecchie il discorso di Marcus Garvey del 1937: «We are going to emancipate ourselves from mental slavery because whilst others might free the body, none but ourselves can free the mind». Liberare la mente da una schiavitù verso la quale siamo precipitati a causa di vecchi pirati e della rapina da loro perpetrata. «Old pirates yes they rob I / Sold I to the merchant ships / Minutes after they took I / From the bottomless pit / But my hand was made strong / By the hand of the almighty / We forward in this generation / Triumphantly». [PI]

#6

Quei pirati, quelli che ci vengono a prendere e ci rapiscono, quelli che ci vendono alla nave dei mercanti, hanno spesso facce simpatiche. Guarda l’elenco delle persone più ricche del mondo pubblicato da “Forbes” o da “Bloomberg”: mica cambieresti marciapiede se incrociassi uno con quelle espressioni. Mi piacerebbe tantissimo che avesse ragione Grosz e che i faccendieri avessero addosso le stigmate dello schifo e del peccato. Invece, no. Assomigliano di più ai riccastri di Una poltrona per due. Tipi che possono trasformarti la vita per sfizio e per aver scommesso un dollaro. Proprio quel film, diretto nel 1983 da John Landis, a un certo punto esplode nell’allegria di Get A Job, nell’esecuzione dei Silhouettes. [PI]

#7

Costretti ad assoggettarci a una schiavitù mentale da cui nessuno potrà mai liberarci, non ci resta che derubarle quelle banche. Ma anche per quello ci vuole mestiere, tecnica, pratica. Può capitare che la banda a cui ti aggreghi non mostri tutta la professionalità che ti aspetteresti. E, allora, rischi di far la fine di questo mio amico. [PI]

#8

Che gran disco Canzoni d’amore di Francesco De Gregori. Tanto brutto a livello di suoni, con quel finto rock d’importazione che da qualche anno aveva permeato l’intera produzione del cantautore romano, quanto bello e ficcante nei testi e nelle melodie. Uscito nel 1992, in piena Tangentopoli, il disco non risparmia niente e nessuno, facendo di metafore e allusioni la sua arma migliore. Forte e appassionato, ha un paio di canzoni minori comunque interessanti, come questa Chi ruba nei supermercati? dove il ritornello cita apertamente Brecht: «Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati o di chi li ha costruiti rubando?» [FP]

LATO B: CLYDE

#9

Se Paolo, per contratto deve infilarcene sempre una di Guccini, il mio contratto prevede invece Gainsbourg. Nel 1968 Serge raccoglie in un album, varie canzoni che ha interpretato con Bigitte Bardot. Il titolo all’album lo dà la prima traccia Bonnie and Clyde, nella quale Serge adatta in francese una poesia, l’ultima, The Trail’s end, di Bonnie Parker. Una canzone che trasforma l’atto del rapinare in un atto erotico. Puro amore. [BB]

#10

Marracash e Achille Lauro sono due dei musicisti che trovo più interessanti oggi. Questo pezzo dedicato alla coppia di rapinatori più famosa non riesco a smettere di ascoltarlo. Sarà che non sono io a metterlo in casa ma i miei ragazzi ed è impossibile fargli abbassare il volume. [BB]

#11

Quando avevo vent’anni Max Pezzali e il suo gruppo mi facevano pena e schifo, e purtroppo mi perseguitavano: non c’era luogo dove non mandassero le loro canzonette. Oggi, che devo andarmelo a cercare rapinando la mia intelligenza, mi diverte un sacco, questo ultracinquantenne che rifà da sempre la stessa canzone come se niente fosse. [BB]

#12

In una delle scene adrenaliniche di Point Break, il film più bello su una banda di rapinatori, entra un pezzo che a me mi fa impazzire: Criminal deiPublic Image Limited. Non può mancare in questa playlist. [BB]»

#13

In un pout pourri soul-funk-coral-orchestrale Zappa canta l’inno del capitalismo teocratico all’americana, con un taglio decisamente profetico (tanto per restare sul messianico). Anche se parla al presente, e siamo nel 1981, il ritratto che fa del born again con venti milioni di dollari nel «conto bancario celeste», indecifrabile per l’IRS (il fisco americano), instillatore del timore di Dio, sostenuto dal presidente, scintillante alla Camera dei Deputati, questo ritratto prefigura, con la consueta estrema corrosività zappiana, i fenomeni di quarant’anni dopo. Mega-donors evangelici, parlamentari integralisti cristiani impaccati di soldi, moralizzatori depravati pieni di special friends che non potranno mai essere chiamati in causa per la naughty stuff che combinano. E dall’81 le cose non sono migliorate, ovviamente. [LC]

#14

Massimo Pericolo è il miglior cantautore italiano di sempre. Non credo di dover aggiungere altro.
«In banca con la carta oro o con l’AK d’oro». [GT]

#15

Il crack delle banche, è un canto di fine ottocento scritto dal socialista Ulisse Barbieri sull’aria del valzer O patria mia, ispirato dallo scandalo della Banca Romana e interpretato in questa versione da  Michele Straniero, anima del Nuovo Canzoniere Italiano. Si legge su www.antiwarsongs.org: «Lo scandalo prese avvio da una serie di prestiti a lungo termine che le maggiori banche italiane avevano concesso al settore dell’industria edilizia. Nel 1887 sopravvenne una crisi, che colpì particolarmente proprio l’edilizia la quale non poté onorare i debiti contratti nei confronti nelle banche (le quali, a loro volta, si erano ritrovate del tutto dipendenti dal settore edilizio). Cominciarono i tonfi rovinosi di alcune banche (…). La Banca Romana pensò di far fronte alla crisi in una maniera piuttosto semplice: in piena depressione, poiché era autorizzata a emettere moneta, cominciò a farlo senza nessuna autorizzazione». [FP]

#16

E a proposito di edilizia e banca (e politica), il sempre puntuale Rino Gaetano nel 1978 ci ricordava che «fabbricando scuole dai un tuo contributo personale all’istruzione/ fabbricando scuole, subappalti e corruzione e bustarelle da un milione». Qui continua l’avventura… [FP]

Ghost track

#1

Ho scoperto da poco che esiste una Jessie James donna e che canta canzoni di banditi e di rapine, in una specie di country pop che mi ha incuriosito. E soprattutto il suo primo album, intitolato proprio Jessie James mi è piaciuto in modo che trovo imbarazzante per la mia reputazione. Non ditelo in giro. [BB]

#2

Quando ormai la playlist era chiusa, mia figlia Carlotta, che ha quasi quattro anni, durante il rito di scelta del disco serale, che segna l’inizio della cena, mi ha messo in mano il disco di Bob Dylan che preferisco: Love and Theft, uscito in un giorno veramente infausto, l’11 settembre del 2001. Quel disco meraviglioso esce quattro anni dopo un altro disco bellissimo, Time Out Of Mind. Mentre incideva il disco del 1997, Dylan ha scartato inspiegabilmente una traccia. Gli sembrava debole e l’ha offerta a Sheryl Crow che l’ha incisa l’anno dopo in the Globe Sessions, facendo un ottimo lavoro. A questo punto, parlando di amore e furto, Dylan si riappropria del suo pezzo ed è una tra le sue canzoni più belle di sempre.

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