Post-it Lucchese

Paolo Interdonato | post-it |

Ottobre è il mese di Lucca Comics & Games. Quest’anno quella manifestazione gigantesca tornerà in presenza, senza distanziamenti e regole restrittive. Nessuno sa per certo come sarà tornare in quegli spazi. Nessuno sa come andranno gli affari degli editori grandi e piccoli e dei rivenditori.
Lucca Comics è sempre stato un termometro importante per capire lo stato di salute dell’industria del fumetto. Prima della pandemia, gli editori portavano nella città toscana tutte le pubblicazioni più importanti dell’anno, consapevoli che, nei pochi giorni della manifestazione, si sarebbero garantiti incassi sufficienti a tenere in sesto il bilancio per diversi mesi. Nei corridoi si mormorava che, benché gli stand fossero costosi, le vendite lucchesi, che non sono appesantite dai costi della filiera (del distributore, soprattutto), aiutavano a tenere in piedi la baracca come nessun altro evento o canale di vendita. C’erano addirittura editori che portavano in fiera libri che sarebbero stati distribuiti nelle librerie di varia e nelle fumetterie solo diversi mesi dopo.
Poi è andata come è andata. Tutti chiusi in casa, pandemia, confinamento, distanziamento sociale, mascherine, curva dei contagi, conteggio dei morti, sospensione di tutte le manifestazioni, vaccini a spruzzo e green pass. Se ne sono avvantaggiati sicuramente i siti di ecommerce. Gli editori un po’ meno.
Anche Lucca Comics non dà immediati ed evidenti segni di straordinaria salute, se ha posto una tassa di ingresso agli autori. Quest’anno, per ottenere un accredito bisogna attraversare una procedura dalle regole incerte, soggetta all’arbitrio del verificatore e dai risultati difficilmente verificabili, pubblicata tre settimane prima dello svolgimento del festival (quando i costi delle sistemazioni in prossimità di Lucca avevano ormai raggiunto livelli stratosferici). Chi enfatizza l’assurdità di questa situazione, come fa MEFU, si ritrova a subire gli attacchi di una cricca di anziani collezionisti (lungi da me criticare i feticismi di chicchessia, ma il collezionismo mi pare la più inutile tra le fasi anali), estremamente comprensivi verso le ragioni del mercato, e pronti a lanciarsi in battaglie sbagliate pur di difendere la loro possibilità di compulsare le mancoliste (per esempio attacchi schifosetti e completamente fuori fuoco all’uso della schwa).
In ogni caso, se vai a Lucca in quei giorni, non ti dimenticare il post-it di QUASI.

ASTORINA: La gloriosa idea di Angela Giussani – quella che ebbe leggendo Fantômas e guardando i pendolari che, scesi dal treno mattutino, sciamavano trafelati in piazza Cadorna – compie sessant’anni. Pare che l’ormai anziano Diabolik (guarda caso anche lui un collezionista, ma con feticci più rischiosi e interessanti) occupi ancora uno spazio importante negli affetti di molti lettori. Le avventure del re del terrore mi scatenano noia e indifferenza: non ci trovo né disegnetti né tempo da perdere. Eppure la storia di quel personaggio, il suo essere così distaccato dalla realtà e così spesso impegnato in questioni di rilevanza sociale (dentro e fuori il ventre della balena, direbbero Orwell e, più di recente, Ian MvEwan), mi interessa tantissimo. E poi, per questioni evidenti e altre privatissime, mi è proprio impossibile non amare le sorelle Giussani e la loro eredità redazionale. Da settembre a novembre, per tre uscite, il mensile dedicato al capostipite dei neri all’italiana presenta un trittico di storie per festeggiare l’evento. Astorina, a Lucca Comics, ha – da quando mi ricordo – uno stand ricco e professionale. Se hai intenzione di passare qualche ora tra i padiglioni del mercatone lucchese, concediti un po’ di tempo in quei dintorni. È probabile che quella storia in tre albi, scritta da Alfredo Castelli, Mario Gomboli e Tito Faraci (e che lì, se non ho sbagliato a fare i conti, dovresti trovare nella sua interezza) sia divertente.

CANICOLA: Ecco una casa editrice che mi piace molto. Mi piace questo loro nome che racconta, caldo, umanità sudata e appiccicosa e ore di solitudine e ozio da trascorrere in casa, stando attenti che non entrino le mosche. E con un nome così ti aspetteresti un progetto che ti fa passare la voglia di andare in strada: alla ricerca di ombra e del sollievo dato da un refolo d’aria che passa – quando ormai non ci speri più – solo in quel punto. E invece, no. Tutto in Canicola esprime rigore, disciplina, quasi freddezza. Eppure, il progetto c’è. Ed è una cosa rarissima nell’editoria italiana. Non bisogna farsi respingere da quell’aria assurdamente bolognese, da quell’aspetto che trasuda noia accademica. I libri, per quanto gelidi, sono quasi sempre bellissimi e portano le firme di Shigeru Mizuki, Anke Feuchtenberger, Yoshiharu Tsuge, Ancco, Yvan Alagbé, Chihoi, Shin’ichi Abe, Ruppert e Mulot, Berliac… O, ancora, di Andrea Bruno, Amanda Vähämäki, Vincenzo Filosa, Anna Deflorian, Miguel Vila, Giacomo Nanni, Francesco Cattani… A Lucca, quest’anno, portano l’edizione italiana di un libro per bambini di un sempre più bravo Alessandro Tota, Caterina e i capellosi (e l’omaggio in copertina alla Arale di Akira Toriyama me lo rende irresistibile), e Quasi nessuno ha riso ad alta voce di Pastoraccia. Quest’ultimo ha una nota di presentazione che recita: «Un giallo che oscilla tra verità e menzogna, una lenta detection che incarna il mistero del quotidiano e la meraviglia dell’assenza, e piano piano ci porta nei meandri dell’interiorità in un mondo lontano dalla tecnologia.»
Ho deciso di non fidarmi di questa descrizione che mi fa sentire addosso lo sguardo severo e giudicante di Edo Chieregato e Liliana Cupido, che coordinano il progetto, e mi mette voglia di uscire, ma di cedere all’istinto e alla credibilità che questa banda di noiosoni si è guadagnata nel tempo.

COCONINO PRESS: Dopo l’uscita di Igort, Coconino sta facendo prodigi per riformulare la propria linea grafica ed editoriale senza perdere la propria storia. Quella grafica, molto ispirata a quella della casa editrice bordolese Cornelius, il vecchio direttore editoriale l’ha trasportata di peso – quasi fosse un cespite di sua appartenenza – nel progetto successivo, Oblomov presso La Nave di Teseo. Ora i lettori di libri Coconino e Oblomov sono un insieme ridotto di appassionati ed esperti e, per loro, questa confusione comunicativa non è certo un problema. Il casino ricade tutto sulle spalle dei poveri librai di catena che troppo spesso confondono quelle O e quelle C cerchiate e mescolano i libri sulle mensole «ordinate per editore». Nella sua corsa al rinnovamento (senza perdere la tradizione), Coconino allinea, sul tavolo lucchese, alcuni gioielli.
Il terzo volume dedicato al recupero dell’opera di Filippo Scòzzari si intitola Una regina, due re e raccoglie tutte le storie di Suor Dentona, Primo Carnera e il Dottor Jack. Se non le hai mai viste (ma anche se hai le vecchie edizioni, stampate approssimativamente su carta così così), corri a procurarti iqesto libro: stai per scoprire vera bellezza. Leggendolo, fa’ finta che Scòzzari si stia librando consapevolmente tra i registri dell’assurdo, del fantastico, della satira e del paradosso. Se riesci a non mettere mai in dubbio la sua consapevolezza, alla luce delle stronzate che fa e dice quando non fa fumetti, godi molto di più.
2120 di George Wylesol sembra un giocattolo divertente: una sorta di librogame riattualizzato. Quando sfogliavamo quei libri negli anni Ottanta non avevamo la più pallida idea di cosa fosse un ipertesto. Adesso che la lettura non lineare teorizzata da Vannevar Bush è alla portata del click (o del tap) di ciascuno di noi, questa cosa rischia di essere un po’ deludente.
Spero sempre di ritrovare lo stupore che mi ha avvolto la prima volta che ho visto Here di Richard McGuire. Uno che ci arriva vicino tutte le volte e Chris Ware. A Lucca, Coconino, dopo che un’altra casa editrice ne ha annunciato a vuoto la pubblicazione per anni (probabilmente per i costi di realizzazione e la difficoltà commerciale), porta lo straordinario Building Stories. Se non lo hai mai visto, corri a guardare quel meraviglioso oggetto sul tavolo. Un librogame vero: una scatola da gioco da tavola piena di manufatti cartacei che permettono di comporre e modulare il racconto che preferisci. Poi leggi il prezzo e decidi se portartelo a casa o comprarne, con la stessa quantità di denaro, due copie dell’edizione statunitense.

Comicon edizioni: Il marchio editoriale del Comicon porta a Lucca un’infilata di prelibatezze.
Innanzitutto il sesto volume della “Collezione Crumb”, intitolato Mr. Underground e dedicato alla produzione sotterranea di Robert Crumb. Si parte dagli esordi, con il segno ancora pupazzettoso donatogli dalle cartoline, e poi una corsa a perdifiato attraverso gli anni Sessanta di “Zap Comix”, “Snatch”, “Motor City”, “Despair” e “The East Village Other”, e poi i primi anni Settanta di “Gothic Blimp Works”, “Bijou Funnies” e altre testate dai nomi difficili da memorizzare. Tutta roba che, se non fossimo di fronte a un volume che dobbiamo necessariamente definire patrimonio dell’umanità, oggi nessuno avrebbe il coraggio di pubblicare.
Eccomi. Ci ho già ripensato. I fumetti porno di Bastien Vivés sono deliziosamente insopportabili. Sporchi, brutti e cattivi. Una cosa che non ti aspetteresti mai da uno che racconta storie lievi di gente che respira l’odore del cloro in piscina. Svuoto mentale, quinta uscita della collana “Fumettizozzi”, è una meraviglia. Solo per persone adulte e consenzienti.
Del Viaggio di Edmond Baudoin non dovrei dire niente, se fossi una persona elegante. In fondo a quel volume c’è una postfazione scritta da me e da Boris (che ha pure tradotto il libro – dal francese, non dal giapponese… a quello non ci è ancora arrivato). Ma quel fumetto è così bello e importante che non ne posso fare a meno. Facciamo così, tu procuratelo: poi hai la mia autorizzazione a ignorare la mirabolante postfazione.

Dynit Manga: Mica è vero che tutti i manga vendono tantissimo. Ce ne sono alcuni che vendono meno di quanto sarebbe giusto ed è pure difficile trovarli. All’interno della produzione di questa casa editrice specializzata in materiali nipponici c’è la collana Showcase curata da Asuka Ozumi. Là in mezzo ci finiscono alcune delle cose che mi piacciono di più: Moyoco Anno, Tsutomu Takahashi, Kenji Tsuruta, Kiriko Nananan, Hideshi Hino, Asumiko Nakamura, Minetaro Mochizuki…
Quest’anno, nel loro stand dovresti trovare un cofanetto contenente tutti i volumi de La lanterna di Nyx di Kan Takahama. All’inizio della sua carriera, questa bravissima mangaka, ha realizzato Mariko Parade con Frédéric Boilet. Subito dopo, Casterman ha inserito il libro di esordio dell’autrice, con il titolo Kinderbook, tra i primissimi volumi della neonata collana “Sakka”. Da quel momento, Kan Takahama ci ha regalato un’infilata di bei fumetti (leggibili a volte anche in italiano, proprio grazie a Showcase). Pare proprio che questa Lanterna di Nyx sia il suo lavoro più maturo e importante.

Editoriale Cosmo: Cerca di avere ancora spazio nello zaino quanto ti approssimi allo stand di Editoriale Cosmo. Portano a Lucca un sacco di robe indispensabili. Come sai, hanno una collana di volumetti (quasi bonelliani) da edicola in cui infilano meraviglie italiane, spagnole, francesi e americane. Questo mese ci trovi: il primo fascicolo de Il Maestro di Mino Milani e Aldo Di Gennaro e il primo di Marshall Bass di Darko Macan e Igor Kordey. Tra gli albi cartonati in uscita: La raccolta delle storie di Alex Toth per “Creepy”; il nuovo volume della collana dedicata ad Alberto Breccia, Versioni (con testi di Juan Sasturain e Carlos Trillo); il primo volume de La bestia, riscrittura del Marsupilami di Franquin a opera di Zidrou e Frank Pé.

Edizioni BD / J-Pop: The Girl From The Other Side ci ha mostrato il talento di Nagabe. Pagine bellissime da guardare e riguardare, indifferenti a una storiella esile e noiosa. Ora quella serie è finita (con un paio di volumi in cui scompare il contrasto tra la bella e la bestia (gentilissima) e compaiono umani corrotti, cattivi e capaci di scatenare sbadigli leonini. A Lucca, J-Pop porta un fascicolo speciale che s’intitola The Girl From The Other Side: Dear. Spero di non esserne deluso. Riporto la nota di presentazione:
«Vivendo tra i due mondi in contrasto, il maestro e Shiva hanno intrapreso un cammino pieno di avversità. Ma anche durante quel viaggio sofferto ci sono stati giorni luminosi… Attimi trascorsi in serenità, in mezzo alla tempesta. Giorni in cui accade solo la vita, giorni di ordinaria normalità.»

Sempre J-Pop porta in fiera Una donna dell’era Showa di Kazuo Kamimura (il disegnatore di manga più amato da chi non legge manga, l’autore di Lady Snowblood, Il club delle divorziate, L’età della convivenza, Le pianure del Kanto…) e Ikki Kajiwara (lo sceneggiatore che, con nomi diversi, ha scritto sia Rocky Joe sia L’Uomo Tigre). Mentre continuiamo a leggere la memoria dell’epoca Showa di Shigeru Mizuki (che dovrebbe arrivare, nei giorni di Lucca, al quarto e conclusivo volume, sempre per J-Pop), possiamo godere di questo gioiello. E, a leggere la sinossi di presentazione, pare di essere di fronte a un’altra faccia di quel “Joe del futuro” che i ragazzi del movimento del 68 nipponico brandivano come icona.
«Nel devastato e sofferente Giappone del dopoguerra, la piccola Shoko, una dei 30.000 giapponesi che il conflitto ha reso orfani, percorre il duro cammino che la condurrà a essere donna. La legge della strada, il riformatorio, i problemi a relazionarsi con adulti rigidi e crudeli. Con il suo spirito ribelle, alimentato dal carburante di un’infinita “rabbia giovanile”, Shoko affronta lo tsunami di un destino drammatico con una determinazione altrettanto potente e inscalfibile.»

Edizioni NPE: Non ho dati precisi, ma mi pare che, negli ultimi duemila anni, il cattolicesimo non abbia mai vissuto un calo di popolarità come accade in questi giorni. Le chiese mi sembrano deserte più che mai (ma valuto solo il tempo di attesa agli attraversamenti pedonali dopo le funzioni che mi pare sempre minore). Mi chiedo perché, con tutto questo nominare “dio”, non si frequentino i templi e trovo una risposta nelle mie memorie d’infanzia. Bambino, andavo in chiesa perché c’era “il Giornalino”. Su quelle pagine ho letto per la prima volta Petra Chérie di Attilio Micheluzzi. NPE porta in libreria (e in fiera) una nuova edizione della raccolta di tutte le storie di questa aviatrice avventurosa. Ce ne sono state diverse nel tempo (l’ultima che ricordo è, di alcuni anni fa, per Comma 22, con una copertina inguardabile). Questa di NPE solletica le nostalgie: riproduce la copertina dell’edizione del 1980 di Visualprint.

Eris Edizioni: Arriva The Cyan’s anthem, il libro nuovo di Lucia Biagi ed è un lavorone di 480 pagine. Il primo fumetto di Lucia che ho letto è Punto di fuga. Mi era stato consigliato da Tuono Pettinato. Mi aveva detto «Un libro dolorosissimo e bello», uno di quei suoi consigli mai impositivi che mi mancano tanto. Quel libro si concludeva con una macchina di Rube Goldberg che diventava la chiave di lettura dell’intero fumetto. Alla fine, dopo averlo letto, avevo scritto a Lucia parlando proprio di delle macchine di Goldberg e lei, serafica, mi ha detto che non sapeva di cosa stessi parlando: il suo riferimento erano i Pitagora Switch.
Prima di Punto di Fuga ha pubblicato Pets e Japanize Me, dopo, Misdirection e uno dei fumetti di Fai rumore del Collettivo Moleste.
Ecco la descrizione di questo nuovo, monumentale, libro:
«Ciano, magenta e giallo.
Tre colori, tre stili di vita, tre classi sociali, tre futuri già scritti.
Ma Liv, Roman, Becca, Yari, Emil e Mina quando si conoscono da adolescenti non ci danno importanza, lo sanno che ci sono delle differenze, però vanno oltre.
Poi il trauma. Il loro mondo che va in mille pezzi. Traiettorie di vita che si allontanano, contatti che si perdono.
E dopo vent’anni si ritrovano insieme, perché il passato viene sempre a galla e devono scoprire cosa successe davvero, riuscire a capire chi c’è dietro, districarsi tra politici e affaristi, cercare tra i propri ricordi, dolorosi. Prima che gli altri decidano per loro, prima di essere giudicati solo per il loro colore. Magari per lasciarsi finalmente tutto alle spalle e ricominciare a vivere davvero.»

Minimum Fax: Minimum Fax ha una sua collana di fumetti. Proprio come tutti gli altri. Si chiama Cosmica e, se non sbaglio, ha pubblicato finora tre libri, offrendo spazio a due fumettiste che mi piacciono tanto: Eliana Albertini ed Elisa Minini. Però, qualora l’editore avesse il suo stand in un padiglione lucchese, io ti consiglio di cercare un altro libro che esce tra qualche giorno: Colle der Fomento: Solo amore di Fabio Piccolino con Danno e Masito. Leggo la descrizione e mi pare interessantissimo:
«Colle der Fomento: Solo amore racconta la formazione musicale e la carriera di Simone “Danno” Eleuteri e di Massimiliano “Masito” Piluzzi, fondatori di uno dei gruppi rap più influenti e ammirati, attraverso le tante collaborazioni, le aperture e gli scontri artistici, e soprattutto i quattro album realizzati in poco più di vent’anni, che rappresentano altrettanti capisaldi dell’underground italiano.
Ma attraverso il racconto dei Colle der Fomento – e delle tante altre voci che si aggiungono alle loro in queste pagine – Fabio Piccolino tesse i fili di una storia che offre uno sguardo più profondo sulle radici del rap italiano e romano prima di tutto: dalle adunate a piazzale Flaminio dei primi anni Novanta, all’assalto e alla conquista degli spazi dove esibirsi, alla piena maturità di un genere che ha trasformato radicalmente i linguaggi musicali nel nostro paese.»

Mondadori Ink: Quell’etichetta Mondadori mi è proprio antipatica. Però devo ammettere che, dannazione!, infilano in quel letto di Procuste che è il loro formato cartonato né carne né pesce delle robe interessanti. A Lucca puoi recuperare alcune cose uscite di recente: Il Robottino di Legno e la Principessa Ciocco di Tom Gauld; le integrali de I maestri dell’orzo di Jean Van Hamme e Francis Vallès e de La ricerca dell’uccello del tempo di Regis Loisel e Serge Le Tendre; e soprattutto Nella mente di Sherlock Holmes. Il caso del biglietto misterioso di Cyril Liéron, Benoit Dahan. Quest’ultimo, in particolare, raccogli i due volumi di un fumetto francese uscito nel classico formato album. Si tratta di un gioco con la struttura delle abduzioni di Holmes. La catena di inferenze che conduce alla soluzione dell’indagine è un filo rosso che attraversa, letteralmente, il racconto e ricongiunge tutti i punti necessari alla soluzione. Da appassionato del canone di Arthur Conan Doyle mi sono divertito a sfogliare il primo dei due volumi francesi.

Tunué: Shaun Tan è lo straordinario autore di gioielli del calibro di Le regole dell’estate, L’approdo e Cicala. Se non lo conosci, finisci questo articolo (che tanto mancano quattro righe), poi esci e vai a cercare i suoi libri. Di Cicala parla estesamente Arabella sul numero di QUASI della primavera del 2021. A Lucca Tunué, a poche settimane dall’uscita dell’edizione inglese, porta un volumone, tradotto dal nostro Omar Martini, che mi pare imperdibile: Creature, 240 pagine di disegni e impressioni sul proprio lavoro. Non vedo l’ora. Questa è la scheda dell’editore, come di consueto un po’ ridondante e roboante:
«Shaun Tan racconta il fascino insito nelle sue opere con una serie di dipinti e disegni inediti e indipendenti, accompagnati da commenti che guidano il lettore attraverso la sua ispirazione.
Dall’autore de L’Approdo, una raccolta di saggi che illuminano i suoi pensieri dispensando consigli per scrittori e disegnatori. Attingendo ai suoi 25 anni di esperienza come autore di libri illustrati e fumetti, pittore e regista, Creature esplora l’ossessione centrale di questo artista visionario, dagli scarabocchi casuali agli studiati dipinti a olio.
Oltre agli schizzi per opere acclamate come L’Approdo, La cosa smarrita, Piccole storie di periferia, questo volume raccoglie per la prima volta illustrazioni inedite e autonome, ognuna risuona di racconti non scritti.
Il commento dettagliato dell’artista offre uno spaccato divertente del fascino infinito degli esseri immaginari e non umani e di ciò che potrebbero dirci sui nostri cosiddetti “sé umani normali”.
Artisti, scrittori, studenti, sognatori e chiunque sia interessato alle più profonde correnti sotterranee della creatività, del mito e della metafora visiva troveranno ispirazione in queste pagine.»

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