Post-it: Leggere fumetti e polar

Boris e Paolo | post-it |

Paolo: Ho ricominciato a bere spritz con gioia. Ero stufo di quei due vermut proposti in alternativa. Avevo rinunciato allo spritz. Poi, all’improvviso ho trovato il Select al supermercato. È buonissimo e costa meno di quegli altri due. Lo faccio a occhio: un terzo di vino bianco, un terzo di Select e un terzo di acqua gasata (che mica ce l’ho a casa lo soda o il seltz).
Tu che sai tutto, come mai è arrivato il Select alla grande distribuzione in Lombardia?

Boris: Perché la famiglia Pilla, che lo produceva in quel di Venezia, ha venduto il marchio al gruppo Gd-Coesia. Quelli producono il Montenegro e li ci è voluto niente a portare anche il Select nei supermercati.
Non so se esserne felice oppure no. Solo due anni fa era difficile trovarlo persino a Padova. Oggi lo tiro su al Carrefour sotto casa.
Fossi stato nei PIlla l’avrei fatto anch’io. Ora vivranno sereni ai Caraibi.

P: È peggiorato? Prima lo conoscevo solo di nome.

B: È la stessa merda.
Come tuti i vermouth.
Vino andato a male, che puoi bere solo allungandolo con l’acqua o, se sei raffinato, con la soda.

P: Il fatto che veneti che si chiamano “pilla” facciano cose per i soldi mi fa sempre un po’ ridere.
Che poi io, coi soldi, non ci so proprio fare. Compro libri e fumetti. Tutta roba inutile. E, come se non bastasse, mi faccio intortare dalle belle confezioni.

B: Beh… mica ti fai intortare solo dalle belle confezioni. Il Select non ha una etichetta gran che bella! Forse il colore rosso del contenuto!

P: Ho preso senza esitare un librino con copertina di Paolo Bacilieri. Una raccolta di poesie di Alessandro Gori, riccamente illustrata da Bacilieri. Si chiama Canzoniere dei parchi acquatici.

B: Aargh. Poesie. Peggio del vino marsalato allungato con il prosecco (la peggio roba che puoi versarti nel bicchiere).

P: Ho scoperto che Gori, anche con il nome Lo Sgargabonzi, è noto come uno tra i migliori autori comici italiani.

B: Migliori autori comici italiani è un doppio ossimoro.

P: Devo essere morto dentro. Non ho riso mai. E le poesie mi sono parse al medesimo livello di quelle del mio compagno di banco al liceo che oggi, con maggiore onestà, è un ingegnere che progetta arti prostetici.
E, lì accanto, i disegni di Paolo mi è parso non servissero a niente… nemmeno glassa.

B: Ho visto il documentario dedicato a Enzo Jannacci. Gli ultimi comici italiani sono tutti morti o lì lì per farlo. L’unico che sopravvive e Paolo Rossi.
Il giovane Lundini a me fa meno ridere dello Sgargabonzi.
Forse però siamo vecchi come gli elefanti intervistati in quel triste documentario.

P: Può essere, ma non godiamo neanche dello scarto generazionale. Abbiamo dieci anni più di Gori e diciotto più di Lundini.
Secondo me, però, se ti telefona Lundini capisci tutto quello che ti dice. Magari può addirittura mandarti un vocale. Guccini, in quel documentario, dice che le telefonate di Jannacci gli scatenavano lo stesso panico ansioso che producono in noi quelle di Massimo Galletti.

B: Spero non capiti mai.

P: Se lo faceva Jannacci, davi un senso nuovo alla parola stralunato.

B: Avrei dato il fegato per una telefonata di Jannacci.

P: Ne hai ancora?

B: Invece mi tocca Gallo.

P: Ho preso anche un libro che piace a Galletti e a te fa venire l’orticaria. Un Sigaretten che si chiama Madre.

B: Già il titolo mi indispone.

P: Contiene i disegni fatti durante una performance dal vivo da Stefano Ricci. Io li trovo emozionanti Fanno da contrappunto al poemetto scenico di Marco Martinelli
Ecco… In questo libro non riesco a guardare le parole. Mi perdo in quei segni sghembi e tracciati con istintualità.

B: Stefano Ricci: la poetica del rimmel.

P: E quando io senza capire ho detto sì…

B: Meglio tornare in edicola. Se riesci a trovarne una, ti prendi L’uomo che cadde sulla terra di Walter Tevis, in una nuova sfolgorante edizione “Urania”.

P: “Urania” è diventata molto bella.
Fantascienza classica, africana, cinese, russa… robe nuovissime o vegliarde. Le prendo, le tengo per un po’ sul comodino, ne leggo dieci pagine e poi mi viene una noiaaaaa…
Tu riesci ancora a leggere fantascienza?

B: Stai scherzando. Le storie non le leggo più da almeno tre anni. Guardo fumetti (a proposito sai dove trovare “Erma Jaguar” di Alex Varenne di quegli editori senza distributore?), guardo serie, e guardo gente che gioca con i videogiochi.

P: “Erma Jaguar”? Sto ancora cercando “Lo Sconosciuto”. Cosmo ha annunciato una sorpresa dopo i sei numeri che ristampano la serie tascabile di Magnus. Spero sia finalmente una ristampa di Mortimer di Giorgio Pedrazzi e Victor De La Fuente (che è un gioiello che ho recuperato, con grandissima fatica, dopo che me ne aveva parlato benissimo Igor Tuveri), e al contempo ne sono terrorizzato.
Magari la sorpresa è che ci dicono dove tengono nascosti gli albi che stampano.

B: Non stessero nell’unica città dove non metterei mai piede, andrei a prendermeli in redazione.
Comunque “Urania” è davvero bella… da quando non c’è più Lippi. Capitasse anche con “Segretissimo”!

P: Quello manco da ragazzi riusciva a emozionarmi.

B: C’è almeno tre o quattro autori francesi di polar che meritano.

P: Cosa c’entra il polar con “Segretissimo”? Chi sono questi tipi che dovrei conoscere? Sono dieci anni esatti che nessuno mi indica con precisione la letteratura di genere che esigeva la mia attenzione.

B: “Segretissimo” c’entra niente con il polar, però ha pubblicato la Walkiria nera di Claudia Salvatori, che in qualche modo mi piace classificarcela nel noir. Comunque… intanto recupera quelli della nostra generazione: splendidi cinquantenni come Frederic Paulin o come Hervé Albertazzi, un ex programmatore di videogiochi che si firma DOA e che nel 2007 è entrato nelle “serie noire” con Citoyens clandestins, il primo romanzo di una trilogia che ti racconta, con un bel po’ di anni di anticipo quello che sarebbe successo a Parigi nel 2015.

P: Quella che una volta chiamavamo letteratura di genere, adesso non scatena più il sospetto o lo schifo di nessuno. A me un po’ manca lo sguardo arcigno dei vecchi professori. Ormai quelli ti dicono «Arcigno? E chi se l’incula sta bestiaccia?»
Al fatto che gialli e fantascienza fossero le sole forme della narrativa capaci di dirci la contemporaneità, io ci avevo creduto. Anche perché Luigi Bernardi, con le sue case editrici (quelle di proprietà, quelle solo dirette e quelle in cui curava collane), mi ha fatto leggere un sacco di roba. Non è mai stato – credo – uno capace di leggere i fenomeni più avanzati o di riconoscere gli elementi di trasformazione mentre comparivano. Però ha avuto, per molti anni, una sensibilità incredibile nel riconoscere le cose che raccontavano l’oggi. Un editore che interpretava il suo ruolo industriale e intellettuale come atto di presenza etica prima che estetica. E poi arrivava pure il bello. Tra i giallisti che mi ha fatto conoscere Carlo Lucarelli, Pino Cacucci, Nicoletta Vallorani, e poi Paco Ignacio Taibo 2, Leo Malet, Jean Patrick Manchette, il sommo Andreu Martin con Protesi, Carlos Sampayo con Il lato selvaggio della strada. Ecco… mi manca quella vista d’insieme, affiancata alla sensibilità per il fumetto e l’immaginario pop, che nessuno oggi mi dà più.

B: Nessuno te la dà più, perché – volenti alcuni, nolenti (e ridicoli quando continuano un ruolo che non sono più capaci di svolgere) altri – i vecchi maestri ti hanno passato il testimone. Tocca a te. Tocca a noi.

P: A me? Ma mi hai visto? Quando hai detto “Non te la dà più” mi si è acceso lo spirito da seconda media e stavo per chiederti se te l’aveva detto lei. Comunque, che noia dover fare tutto da solo. Luigi, negli ultimi anni, era impazzito per Amazon. Comprava tantissimi fumetti francesi. Onofrio Catacchio racconta che andare a casa sua significava vedere queste pigne altissime di volumi che probabilmente, a causa della malattia, non avrebbe avuto il tempo di leggere. Questa necessità di accumulo mi racconta una fame di letture in cui mi specchio perfettamente. Compro un sacco di fumetti che si accumulano sulle mensole in attesa della mia attenzione. Cosa hai nel carrello di Amazon?

B: Ahahah! Ho un box stipato di letture che farò. Più il carrello di Amazon, certo. Nuovi polar, una biografia di Leo Malet, saggi sul cinema, pamphlet vari. Mi accorgo che mancano i fumetti. Ce n’è solo uno che aspetto con ansia: La Bête 2 di e Zidrou. Ma, cazzo!, esce il 10 ottobre.

P: Ottobre è un mese che dà soddisfazioni. Ho il carrello che sfrigola. Il 3 esce Monica, il libro nuovo di Daniel Clowes. Poi, in italiano lo farà Coconino, ma non ce la faccio ad aspettare: ho troppa fretta di vedere come Clowes ha disteso me, te e tutto il resto dell’umanità sul vetrino sotto il suo microscopio. Il 12 arriva il terzo e conclusivo volume di Dédales di Charles Burns. Anche questo poi uscirà per Coconino, ma l’edizione Cornelius è così bella che pazienza… pazienza. Il giorno dopo, appunto, il secondo volume della riscrittura del Marsupilami di Pé e Zidrou. (Oh! Ma tu l’hai visto lo Spirou fatto qualche anno fa da quei due? Si chiama La Lumière de Bornéo e dicono la loro sull’arte contemporanea. No? Rimedia.) il 25, infine, lo speciale “Métal Hurlant” dedicato ad “Ah! Nana”. E quello lo attendo con ansia vera.

B: Sì. Sarà un mese intenso. Di letture, certo. Ma anche di tracciatura di nuove mappe. Non dimentichiamoci che il 16 ottobre di dieci anni fa moriva Luigi Bernardi. In fondo è colpa sua se facciamo questo dannato mestiere: leggere fumetti e polar. Glielo dobbiamo.

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