Dimenticare Camus? Ma perché?

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Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, questa risposta di Alessandro Bresolin al post-it di Boris Battaglia dedicato al recente volume di Olivier Gloag su Camus. Bresolin è autore di diversi romanzi e saggi, documentarista radiofonico, traduttore e profondo conoscitore dell’opera di Albert Camus. Sul quale ha pubblicato Camus: L’unione delle diversità (Spartaco 2013), uscito recentemente in una versione aggiornata in Francia con il titolo Camus: l’union des différences (Presse fédéraliste, 2023), per i tipi di Castelvecchi ha anche tradotto Il futuro della civiltà europea e la raccolta Calendario della libertà.

di Alessandro Bresolin

Caro Boris,

Ho riflettuto a lungo se fosse il caso di rispondere al tuo articolo sul libro di Olivier Gloag Dimenticare Camus. Camus non ha bisogno di me, si difende da solo, basta leggerlo. Alla fine però, per evitare una sorta di silenzio-assenso, di “chi tace acconsente”, rispondo, per amore del dibattito e del contraddittorio più che per spirito polemico. Non è dimenticando Camus che capiremo il mondo che viviamo oggi e le sue contraddizioni. Gloag, professore universitario in North Carolina, vuole dimenticare Camus, e per farlo sente l’esigenza di scrivere in successione due libri su di lui (Albert Camus: A very short introduction, nel 2020, e adesso Dimenticare Camus), ma questo è di per sé un atteggiamento che si avvicina alla schizofrenia. Di solito ci si occupa di ciò che amiamo, il contrario dev’essere molto frustrante. Personalmente, troverei molto sterile mettermi a lavorare anni della mia vita su qualcosa o qualcuno che non mi appassiona, che voglio dimenticare. Anche nel tuo articolo ho ritrovato questo strano atteggiamento di Gloag: dici di dimenticare Camus, ma poi suggerisci al lettore di recuperare immediatamente il suo romanzo La peste, che definisci un capolavoro, per leggerlo. Di conseguenza a me sembra che le questioni che sollevate tu e Gloag più che implicare l’oblio di Camus, meriterebbero di essere discusse e messe a confronto in un dibattito pubblico, in una tavola rotonda – e questo dimostra quanto il vostro proposito, dimenticare Camus, paradossalmente produca l’effetto opposto.

Nel tuo articolo, tra i motivi che citi per cui dovremmo dimenticare Camus, c’è «l’ambiguità e la contraddittorietà del suo pensiero, che è tutt’altro che cristallino». Ora, non so quale sia il valore di un pensiero “cristallino”, non so nemmeno se possa esistere un pensiero “cristallino”, cioè che non sia per sua natura ambiguo e contraddittorio, fatto di distinguo e sfumature – anche Sartre, ad esempio, non è privo di ambiguità, contraddizioni e prese di posizione discutibili, ma questo non sminuisce il suo valore.

Affermi che per riuscire a dimenticare e condannare Camus, come ha fatto Gloag si deve «per forza decontestualizzare il pensiero dalla biografia». Ecco, la vostra pretesa di parlare del pensiero di un uomo dissociandolo dalla realtà e dal contesto che ha vissuto per rinchiuderlo nella categoria tanto razionale quanto astratta delle idee pure e cristalline da dove giudicarlo, la dice lunga sull’artificiosità di quest’operazione. Ho sempre paura di chi vuole giudicare senza contestualizzare. Supponiamo che il corpo di un uomo sia il suo contesto e il suo cuore sia il suo pensiero: estrarre il cuore, il pensiero, sradicarlo dalla vita, dal contesto, per vivisezionarlo e analizzarlo con un presunto metodo “scientifico”, freddo e distaccato, a partire dalle norme intellettuali e dai codici accademici di oggi, secondo me è più che impossibile, è una farsa. Perché pensiero e contesto sono un tutto organico.

Perciò nel lavoro di Gloag vedo la prosecuzione di una vecchia operazione tutta ideologica, del tutto slegata dalla volontà di capire davvero come stanno le cose. L’operazione ideologica di “dimenticare Camus” infatti non nasce con Gloag, viene da lontano. Già negli anni Cinquanta, quand’era ancora in vita, era stato largamente isolato, emarginato e diffamato dai suoi avversari politici. A partire dal 1951, dopo la pubblicazione del suo L’uomo in rivolta, il mainstream culturale e politico francese non gli perdonò di aver criticato il pensiero marxista-hegeliano, la pretesa scientifica del comunismo. Dal 1954 in poi, la stessa sinistra ideologica e mainstream lo rinnegò per le sue prese di posizione sull’Algeria, vedendo nel suo rifiuto di allinearsi alle posizioni del Fronte di liberazione nazionale (FLN) un rifiuto della causa algerina e accusandolo di conseguenza di essere “colonialista”. La realtà è che, conoscendo molto bene la società algerina e le sue complessità, Camus voleva il superamento del colonialismo, ma non credeva che la soluzione migliore per l’Algeria fosse quella proposta da un FLN ideologicamente islamista-stalinista, che proponeva l’instaurazione di un regime politico autoritario a partito unico. Questo non gli è mai stato perdonato, di non essersi allineato alle parole d’ordine del FLN. Aveva altre idee per superare il colonialismo, e se non si sono realizzate è perché non c’erano le condizioni, tutto qui. Che poi le sue idee fossero viste con interesse, contraccambiato, dagli anarchici e dai socialisti libertari, così come dai dissidenti dell’est e dell’ovest, non mi sembra così riprovevole.

Inoltre, le tanto vituperate idee “colonialiste” di Camus sull’Algeria furono adottate in Sud Africa da Nelson Mandela, che nel 1994 divenne il primo presidente nero del paese, fino ad allora dominato da un regime colonialista e razzista celebre per aver instaurato l’apartheid tra neri e bianchi. Mandela riuscì a evitare al suo paese una feroce guerra civile avviando un processo di dialogo e riconciliazione tra le diverse etnie, e diede vita a quella che ancora oggi viene definita la “nazione arcobaleno”. Mandela inoltre non fece uscire il paese dal Commonwealth, cioè da quella comunità politica di stati indipendenti che era ed è l’evoluzione diretta dell’ex impero britannico: dobbiamo dedurre quindi che anche Mandela era uno sporco colonialista? Dobbiamo dimenticare anche lui?

Perciò vedi, si può essere d’accordo o meno con le idee di Camus, ma a conti fatti cos’ha detto o fatto di tanto turpe per augurargli la damnatio memoriae? Davvero vogliamo farlo passare per un turpe colonialista solo perché aveva una visione diversa sul futuro dell’Algeria, e soprattutto perché era terrorizzato dalla violenza e, di conseguenza, voleva risparmiare al paese che amava una sanguinosa guerra civile?

Nel tuo articolo in due occasioni sostieni che Camus ha appassionato intellettuali di sinistra e di estrema destra. Il problema è che non ne citi nessuno e lasci inevasa la mia curiosità. Ora, che Corto Maltese per alcuni sia fascista e che Casa Pound organizzi convegni su Pasolini e Marx, che i nazisti si siano ispirati a Nietzsche non mette in discussione il valore e il messaggio di Hugo Pratt, Pasolini, Marx e Nietzsche. A ogni modo, non vedo tutti questi esegeti di Camus, a destra. Al contrario, so che la destra – e soprattutto quella estrema – lo ha sempre odiato per le sue prese di posizione contro il potere e il colonialismo: è un fatto che nel 1956 l’OAS lo aveva condannato a morte per le sue posizioni considerate antinazionali e filoarabe!

Gloag si erge a giudice di Cassazione di un processo post-mortem in un tribunale immaginario, un atteggiamento ben diverso da quello che dovrebbe tenere un professore universitario. Camus era un intellettuale scomodo, può piacere o non piacere, creare dibattito, dividere o avvicinare, può fare tante cose, ma non essere dimenticato.

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Una risposta su “Dimenticare Camus? Ma perché?

  • Raskòl'nikov

    “Mandela riuscì a evitare al suo paese una feroce guerra civile avviando un processo di dialogo e riconciliazione tra le diverse etnie, e diede vita a quella che ancora oggi viene definita la “nazione arcobaleno”. ”
    A dire il vero in Sudafrica il razzismo non è mai concluso, però vorrei aprire una questione visto quello che sta succedendo a Gaza: Meglio la riconciliazione, ovvero una pacificazione che ha fatto rimanere ricchi i bianchi e nelle baracche i neri o la violenza e il risentimento tra Israeliani e Palestinesi? Pace può anche essere rassegnazione, non è sempre progressiva, comunque Camus sull’Algeria disse: “Mentre noi parliamo si gettano bombe sui tram, ad Algeri. Mia madre può trovarsi su uno di quei tram. Se questa è la giustizia, io preferisco mia madre”.
    “e i nazisti si siano ispirati a Nietzsche ” Questo è un luogo comune vecchio come l’imperialismo, i nazi si sono ispirati a quello che diceva la sorella di Nietzsche, non a Friedrich

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