Autobiografia del lettore da cucciolo – 4

Quasi | Memorie e cuccioli |

di Massimo Galletti

(Dove eravamo rimasti? Prima parte, seconda parte e terza parte)

Qui si millanta

(Qui si millanta, nelle righe seguenti non si farà altro, si sappia)

Lo so, nei quattro numeri che ne sono la gestazione ci sono cose belle, importanti. Che so, c’è “ il pianista” di Trondheim, il mio colpo di fulmine, basterebbe quello. C’è un racconto recuperato di Grassilli che è un pezzo di storia d’Italia in minore. C’è un Chiesi prezioso. C’è la mappa dell’Italia a fumetti dello Staffa migliore che meriterebbe un portfolio ancora oggi. C’è uno scritto di Bernardi sotto falso nome, “Gli idioti e le puttane”, basta il titolo. C’è un Lupoi che scrive di Lynch. Vado a memoria e non so cosa dimentico. C’è “La torre di Vittorio”, capofficina al reparto pensieri: anni dopo ne facemmo un premio di carta da dare a Gipi, Paolo Bacilieri, Giacomo Nanni, Laura Scarpa, sai com’è, la voglia di millantare è proprio tanta. E ci sono i dodici dieci piccoli indiani a dare la linea e a raccontare, dodici autori manifesto per un fumetto possibile, ad aprire gli occhi su quel momento.

Perché intorno c’era un contesto, gli anni della traversata nel deserto (Bacilieri, cit.). Gli anni di Dog Never e Ledd, gli anni del ritorno e dell’avvento dei characters dei futuri cosplay. Gli anni in cui dire autore sottovoce era già bestemmia. Ad avere occhi attenti, certo, dal ponte si scorgevano bene i segni dei migranti che avrebbero rifondato Bologna capitale. Le linee perfette e sinuose di Francesca Ghermandi ad accoglierli, le pennellate future e rotonde di Giuseppe Palumbo a rispondergli. Ma Bologna è pericolosa, anche per i talenti veri, bisogna difendersi dalle distrazioni, a volte è una pur splendida Dolce Vita un po’ Naif…

A me capitavano, per posta o per viaggi, in mano fascinosi giornaletti, fotocopie dai nomi improbabili (Trondheim prima di associarsi), scozzesi che osavano inquadrature e mondi (Swain e Reynolds), spagnoli senza limiti (Raul), gente che senza inseguire lettori e mode faceva già il futuro: autoproduzioni. E intorno, intorno rampava un’Italia sciocca e deludente, incattivita e incolta, che di tutti questi nostri sogni di linee non sapeva proprio che farsene.

Una linea di fianco

Giocando male a calcio una cosa l’ho imparata. Quando tutto è un po’ confuso torna a fare il tuo mestiere base, il tuo mestiere uno, lì non sbagli, li sai quel che fai. Io a calcio ad esempio il terzino: marcare, una linea di fianco, il terzino. Se questa è l’autobiografia di un lettore ex cucciolo, allora fidati del lettore, torna lì.

Intermezzo. C’è un libro di quell’era che il lettore ama tanto. L’ha letto tre volte, a puntate, a colori, in bianco e nero. In età diverse.  Ne ha avuto in mano gli infiniti aggiustamenti e correzioni. Il lettore l’ha sempre trovato splendido e perfetto. Chissà, forse nell’essere proprio allora filosofico e spaziale un saggio rifuggire dalle tentazioni delle mode e delle opportunità del momento. Tant’è, voglia di scriverlo, che c’entra davvero poco col resto. Il libro è “Stella Rossa” di Onofrio Catacchio. L’undicesimo indiano. Fine intermezzo.

Tra il 1992 e il 1994 ho fatto una cosa a cui ho voluto e voglio molto bene. Due anni (più la gestazione, vedi sopra). Se la riguardo oggi vi dico che ho sbagliato molto, tante pagine poco utili, segno di un’epoca. Pure, tra quelle pagine, cose che adoro, cose di cui mi vanto, cose che sono un’idea, cose che sono coraggio, cose che saranno futuro, cose che sono rimaste e sono valse amicizie, e comunque una visione, non banale credo, affrontando la qualità tra i confini possibili del fumetto.  La cosa si chiamava “Schizzo – Le idee a fumetti”. Ora li prendo in mano e li risfoglio. La mia creatura…

Il can per l’aia

Ecco, li ho risfogliati, non si può, hanno bisogno di una partenza diversa, e hanno diritto di guadagnarsi il finale: quindi, qui continueremo a menare il can per l’aia.

Per esempio… lo sapete che il Boris l’ho conosciuto lì, vero? Che se non fossi il signore che sono ci odieremmo dal secondo minuto…! Ditemi voi: questo (il Boris col nome precedente), al minuto uno ci manda un saggetto di ipotesi e fanfaluche da par suo su Lobo e i villain cattivi. Gli si telefona per dirgli che interessa. Poi sul numero che esce non ci sta e si rimanda al successivo, con pellicole già pronte. E lui, non lo vede pubblicato e mica chiede perché. No, lui al minuto due manda una lettera piena di insulti che ancora conservo. Vedi com’è? Un altro lo manda a cagare, io lo pubblico e qualche anno dopo ci faccio pure Rasputin, vedi com’è?

Per esempio, 2… Rasputin eravamo in dieci, togli Roberto, il Ghido e Camillo, che dei fumetti non sapevano un granché, e guarda che su “Schizzo – Le idee a fumetti” li trovi già tutti, i futuri Rasputin, e mica con cosine! Dici che di Paolo Oradini sono solo poche recensioni? Vuoi provare tu a recensire brillantemente “Black Kiss”, che poi ne parliamo? Alberto Bonanni da sapiente, interviste e varie, ma anche un fumetto! Maurizio Mele, Gigi Rizzi e Alberto Brancolini ci mettono addirittura la faccia, svariando fumetti e argomenti come fantasisti puri e mezzale di qualità (e di zuppe e pan bagnato ne riparliamo alla prossima).

Ma anche Baudoin. Voi lo sapete che Rasputin vi pubblicò per prima un Baudoin, no? Un Baudoin piccolo splendido e doloroso, Véro. Vedi? Me lo ero dimenticato…, c’era pure un’intervista a Baudoin allora completamente sconosciuto in Italia, sui quattro numeri gestazione. Era successo che eravamo andati a un piccolo buffo festival francese e lì sui tavoli ci troviamo, e già con tanti libri, Baudoin. Ma ti rendi conto?! Una decina di libri di quel livello e in Italia nessuno lo pubblica e nessuno sa chi è! (Premesso che tuttora…). Uno che gli chiedi che italiani leggi pensando ai fumetti e lui ti risponde Calvino Sciascia Pasolini?

Fabrice Neaud avrebbe dovuto esserci nel n.9 che non venne, di “Schizzo – Le idee a fumetti”. Avrebbe dovuto esserci con quella che sarebbe poi diventata la scena più intensa di “Journal 1” , il ballo e la dichiarazione, il ‘ti amo” alternato col cuore. Ma nella versione a mezze tinte uscita in rivista su “Ego comme x”. Erano già tutti lì, aspettando la futura Rasputin, sia i soci folli editori, sia i sei splendidi autori, Ribichini, Sartori, e i quattro francesi. Già.

Alla prossima battaglia

Ora smetto di menare il can per l’aia e alla prossima ve li spiego davvero, gli otto numeri di “Schizzo – le idee a fumetti”, i tre di “Schizzo Posse”, nulla a caso e tutto improvvisando. La mia creatura. Coi limiti di un passista provinciale che lasciò gioielli per strada invidiando Niccolò e perdendo tempo col fumettomondo, ma riempiendo comunque di gemme tanto che…, ve lo dico alla prossima. Però, gli italiani pubblicai tutto quel che volli, meno uno e me ne dolgo un quarto di secolo dopo ancora. All’ultimo Posse dovemmo fare una scelta e accettai a maggioranza di sacrificare, ma contro il mio parere, un breve sei pagine di Pasquale Todisco, futuro Squaz. Pasquale ne è felice, che nessuno ne vide le acerbità. A me invece dispiace, era un Todisco più semplice ma già sicuro e saggio. Chissà se lui conserva quelle antiche tavole. Io, in fotocopia, ma si. Futuro Squaz.

(continua)

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