Lo Sconosciuto

Boris e Paolo | QUASI |

Le riviste non esistono più. È un fatto. Noi ci ostiniamo a farne una, ma le abbiamo dato una forma impura (un po’ blog, un po’ fanzine, un po’ diario di viaggio, un po’ pamphlet, un po’ salotto, un po’ collana di libri, un po’ osteria…) e l’abbiamo dotata di un sottotitolo impegnativo: facciamo una rivista, sì, ma non la legge nessunə.

Le riviste non esistono più. Esistono inserti e supplementi, spazi editoriali monotematici, pubblicazioni, raccolte di articoli omogenei, timeline, feed… Possono anche essere aggregatori interessanti, molto interessanti. Ma non sono riviste. Una rivista, per essere tale, deve avere almeno due elementi distinti che la rendano riconoscibile: da un lato, una persona che si incarica della direzione e che esprime un punto di vista intellettuale sul mondo; dall’altro, un pubblico – grande o piccolo – che si riconosce, in qualche forma, in quella rivista.

Siccome non c’è direzione e siccome il pubblico è polverizzato e deve essere incuriosito – perché elargisca pollici e cuoricini – da contenuti altrettanto polverizzati, profilabili e indirizzabili a specifici individui, gli aggregatori inseguono necessariamente i “trend topic”. Sono cose semplici: argomenti di cui stanno parlando tuttə, eventi, ricorrenze, casi mediatici importanti…

(Quasi), di solito, ne sta alla larga. Non lo fa per progetto. Non è lo snobismo a impedirci di dire la nostra su ciò di cui si parla tanto in giro. Il più delle volte è la distrazione. O, più semplicemente, la mancanza di voglia. Ma a dimostrazione del fatto che alcune ricorrenze ci piacciono e ci interessano un sacco, nei prossimi mesi dedicheremo la nostra attenzione a eventi che ci sembrano irrinunciabili.

Per esempio, questo luglio 2025 – durante il quale costruiremo l’ottantottesimo numero di questa nostra rivista/non rivista – è dedicato a ricordare che cinquant’anni fa usciva il primo numero de “Lo Sconosciuto” di Magnus. Continuiamo a considerarlo uno dei fumetti più importanti di tutti i tempi. Vero, doloroso, divertente, erotico, avventuroso, politico. Per tutto il mese sarà il nocciolo di ogni nostra questione.

Quando si festeggia un evento straordinario, nella maggior parte dei casi tendiamo a indicare quel punto di rottura come se si trattasse di un oggetto volante non identificato che atterra, completamente inatteso, tra le mura medievali di una città toscana. Un elemento di discontinuità così visibile da stupire, stordire, paralizzare tutte le persone presenti all’evento.

Ecco: non è mai così.

Lo Sconosciuto è uscito nel più popolare tra i formati: l’albo tascabile, con centoventi pagine di fumetti in bianco e nero, che raccontava – tra sesso e violenza – le avventure di un eroe destinato a un pubblico di maschi adulti e non troppo evoluti. E in quello stesso 1975, al fumetto sono successe un sacco di cose interessanti.

Sul finire dell’anno precedente due fumettisti (Moebius e Philippe Druillet), un critico (Jean-Pierre Dionnet) e un “uomo d’affari” (Bernard Farkas) fondano la rivista “Métal Hurlant”, che già dal primo numero, uscito nel gennaio del 1975, mette in crisi non solo i rapporti di forza tra parole e immagini nel fumetto, ma anche quelli tra narrazione e spazio della pagina.

Su “Alterlinus” nasce Alack Sinner, di Carlos Sampayo e José Muñoz: due argentini evasi da un paese inospitale che, tra Brescia e Milano, iniziano a raccontare un mondo altrettanto inospitale, fingendo di rispettare le regole del poliziesco.

A San Francisco, Bill Griffith e Art Spiegelman cercano di portare a sintesi l’esperienza del fumetto underground, mettendo nella stessa rivista fumetti classici, autori e autrici underground, il nuovo e il vecchio fumetto. Nasce “Arcade: The Comics Revue”, che dura appena sette numeri ma getta i semi della rivoluzione di “Raw” (e se vuoi saperne di più, aspetta il prossimo quaderno di Comicon e di (Quasi), in uscita entro la fine dell’anno).

Lancio, casa editrice specializzata in fotoromanzi, allega alle sue pubblicazioni vendutissime un fascicolo a fumetti: “Lanciostory”. Da lì in poi, tutte le settimane, arriva in edicola un nuovo fascicolo colmo di storie provenienti prevalentemente dall’Argentina. E in Italia si può godere dei fumetti di Héctor Germán Oesterheld, Francisco Solano López, Horacio Lalia, Juan Zanotto, Alberto Breccia, Ángel Lito Fernández, Carlos Trillo, Enrique Breccia, Domingo Mandrafina, Horacio Altuna

Negli Stati Uniti, gli X-Men si rinnovano e diventano un gruppo multietnico, i cui problemi di integrazione razziale non sono connessi a sfumature cromatiche dell’epidermide ma a varianti genetiche che fanno spuntare code, ali e artigli.

Bonelli, che si sta consolidando come l’editore più importante di fumetti in Italia, dedica una testata a un europeo che perde tempo a Manaus, tra alcol, vizi e concupiscenza. È “Mister No”, di Guido Nolitta.

Nasce La Pimpa di Altan sulle pagine del “Corriere dei Piccoli”. Adesso è un cagnolotto a pois molto pupazzettoso. All’inizio aveva occhi a palla da consumatrice di oppio, formata alla corte di Fritz il gatto.

A dire che gli scossoni alla nostra identità di lettori e lettrici di fumetti non arrivano in qualsiasi momento. L’onda tellurica è sempre preceduta e seguita da uno sciame sismico. Piccoli spostamenti del cuore, che rendono possibile l’insorgere di quell’evento dirompente.

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(Quasi)