Playlist: Maschio e Femmina l* creò / Fuori dai binari

Quasi | If I Can't Dance, It's Not My Revolution |

#1

Beh. Cat Stevens andrà fuori di brutto, negli anni successivi. Tanto che Natalie Marchant toglierà questa versione dalle ristampe dell’album e non la farà più dal vivo. Comunque, dalla prima volta che l’ho sentita, in un meraviglioso concerto al “Rolling Stone” in cui eravamo massimo in trenta persone, mi sono innamorato di questa versione. [BB]

#2

Guccini manca dalla playlist da troppo tempo. Bisogna rimettercelo in fretta. Una canzone che parla di binari l’ha scritta. E l’ha cantata innumerevoli volte. Tutte le volte che gli è capitato di suonare dal vivo. Quando ancora faceva concerti, Guccini aveva questa allegria tutta sua. Ti infilzava con storielle, barzellette, memorie, racconti… Si rideva un sacco, ai concerti di Guccini. Forse per non sentirsi troppo comico, troppo fuori dai binari, aveva una regola ineludibile. Due canzoni di morte, costruite intorno a due incidenti, dovevano racchiudere tutto il suo spettacolo. Iniziava sempre con Canzone per un’amica come sigla iniziale. E finiva con questi versi: «La storia ci racconta come finì la corsa / La macchina deviata lungo una linea morta… / Con l’ultimo suo grido d’ animale la macchina eruttò lapilli e lava, / Esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo: / Lo raccolsero che ancora respirava». [PI]

#3

Se va fuori dai binari, beh, allora deraglia. E ogni volta che il mio treno deraglia… [BB]

#4

Battiato, lo sai, me non mi è mai piaciuto. Però Alice mi mandava fuori. Ai tempi di Tozeur. [BB]

#5

I treni di Tozeur cantata in due, Battiato-Alice, mi fa svenire dalla bellezza. Fuori dai binari implica esserci sopra, prima. E questo pezzo di David Bowie ha fatto da colonna sonora a tanti di quei film fuori dai binari che non può mancare in questa playlist: Station to Station di David Bowie. [AS]

#6

Come pure l’ipnotico pezzo dei Kraftwerk Trans Europe Express. Appunto buffo: ho scelto due canzoni su treni che viaggiano sui binari. A parte la considerazione che i titoli mi rendono immediatamente riconoscibile come Boomer, è ironico che Arabella sia, probabilmente, quella più fuori da qualunque tipo di binario… [AS]

#7

E poi, scusa, quelli che mi hanno insegnato che cosa significa “stare fuori dai binari”. [BB]

#8

Stavolta Tom Waits lo metto io. [BB]

#9

Gigi La Mera abitava dietro a Baggio. A due passi da piazza Santa Apollinare, dove ho passato parte della mia infanzia. Di quanto fosse andato fuori dai binari per quel suo assurdo folle amore era cosa risaputa tra i baggiani. [BB]

#10

E sempre di treni e di binari parla questo pezzo. Dal disco che forse più volte ho interamente consumato. [BB]

#11

C’è Boris che sembra un fiume in piena… Ha messo così tanti pezzi in scaletta che mi sento come quando vai in posta e prendi un numero a tre cifre e il display dice che stanno servendo il 7. E allora mi viene una voglia di mettere un pezzo fuori dai binari, ma non me ne viene in mente neppure uno. Ma ormai è una battaglia di posizionamento. La mia. Contro il suo disegno malvagio. Che già quello fa il furbetto tutte le volte che può. Hai notato? Pur chiamandosi Panzeri di cognome si è scelto uno pseudonimo con la B. E perché lo ha fatto? Semplice. Per avere il suo nome in testata davanti al mio, appellandosi alla mera questione alfabetica. Tutto ‘sto anarchismo manifestato in ogni modo, tutto ‘sto “né dio né stato”, e poi ci pieghiamo alla dittatura dell’alfabeto. E allora sono qui che scrivo frasi senza senso nella speranza che mi venga in mente una canzone per interrompere il suo disegno criminale e… niente. [PI]

#12

All’inizio non volevo partecipare. Cioè, Paolo (mi sembra sia stato lui) mi ha fregato La Locomotiva: perché mai avrei dovuto sbattermi a pensarne un’altra? Poi, però, va detto, lo stesso Guccini ha spiegato che: «Il treno, ah, un treno è sempre così banale se non è un treno della prateria, o non è un tuo “Orient Express” speciale, locomotiva di fantasia…». E allora, appunto, (parafrasiamo) ti prende la voglia di volare, quando vedi decollare un jumbo. Perché vabbè il treno, ma vuoi mettere l’aereo, «alluminio lucente»? (poi volaci te su un aereo d’alluminio, eh… Che i poeti ti fregano…). [FB]

#13

E poi, stamattina parlando di piccioni, mi è tornato in mente Fabio Treves che, dal vivo e in quel disco (un vinile con copertina rossa e un grosso 3 in copertina) faceva il treno. Io avevo diciotto anni e lui era un mito che già parlava continuamente di Frank Zappa. Il pezzo era così. [PI]

#14

C’è quella sequenza di Caran D’Ache che parla di un treno senza mai mostrarlo. Una vacca non è proprio un bufalo… Ma… Però… [PI]

#15

Mr. Ciù-Ciù voleva arrivare al mare, ma il suo treno ha deragliato. Anche il treno di Cheyenne, in piena corsa, ha deragliato. I binari si sono interrotti di colpo. Perché Cheyenne non aveva nemmeno considerato quella specie di mezzo uomo di Mr. Ciù-Ciù. [FP]

#16

«In the name of pain and suffering…». La metafora del treno per il dolore mi è sempre sembrata calzante. Uno di quei treni merci infiniti, all’americana, con due o tre motrici e due miglia di vagoni o tipo il Train du Desert che attraversa la Mauritania. Solo che la linea ferroviaria del dolore è spesso più lunga della Transiberiana o del percorso dell’Orient Express. E ben più articolata. [LC]

#17

«The night train has come…». Un suono notturno, un refrain sciocchino ma confortante, un ruolo poco chiaro per il treno e un video dove la band, duo pop danese di successo, si lancia col paracadute e strumenti ad armacollo. Il regista è Lars von Trier, grande ammiratore dei due ma non ho capito se li ha seguiti giù dall’aereo, nel lancio. Poteva essere una informazione simpatica. Ricordo di ascolti alla radio di ormai tantimila anni fa. [LC]

#18

Non sono un fan di Dylan, ma più per preclusione verso quel che suona folk/country. So’ gusti, ok? Certo, leggo che il chitarrista a cui aveva proposto di registrare l’album Blood on the Tracks proprio non si ritrovava in una serie di pezzi tutti lunghi, tutti nella stessa tonalità. In sala di registrazione poi Dylan fece un po’ come gli pareva, aggiungeva chorus, faceva medley, allungava, spostava, cambiava(e il nastro costava, oh se costava…). In un ascolto privato con gente tipo Crosby-Stills-Nash la conclusione degli astanti fu che “è un bravo autore ma non è un musicista”. Come dar loro torto… Ma quello se n’è fregato, si è buttato davanti a sé dei binari malmostosissimi (ricordo un live a Firenze dove pareva ci stesse facendo un favore) e scontrosissimi (la storia del Nobel, per dirne una) che conducevano a un successo stratosferico. Cosa può fare la convinzione in sé stessi? Dove si trova il confine tra forsennato e genio? [LC]

Encore

Altro recupero dalle memorie anni Ottanta o poco più. Licenziamento, tuta blu, abbandono, dejection & rejection, nessuna redenzione – il canovaccio è quello collaudato. La discesa avviene con un treno che va all’ingiù. Variante interessante all’ascensore per l’inferno… Qui i binari non sono il medium ma più la prigione alla quale la voce cantante è destinata. E il fantasma di Tom Joad era già pronto nel buio ai margini della ferrovia. [LC]

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(Quasi)