QUASI n. 2 – Primavera 2021

Paolo Interdonato | Para & Meta testi |

Le ingerenze di Claudio Calia, il nostro editore, sono veramente piccole e quasi sempre ignorate. Per esempio ci dice che in copertina dovremmo strillare almeno un paio di nomi, ché è veramente da irresponsabili pubblicare lunghe interviste ad autori importanti senza dirlo a nessuno. Noi gli diciamo che ha ragione e poi proseguiamo le nostre faccende. Però ha ragione. Davvero. Mica lo dico per prenderlo in giro. Se un giorno ci fosse un banchetto su cui appoggiare le copie di QUASI, un lettore occasionale , un tipo che non ha mai incrociato la nostra strada e che passa di lì, potrebbe essere attratto da quei nomi. Hai ragione, Claudio!

Ci dice poi che abbiamo un sito che pubblica articoli che vivono su quella pagina per poche ore, per poi sprofondare in una timeline infinita da cui non saranno più recuperati. Ci racconta l’incubo di lettori che si calano nei meandri di QUASI con il caschetto da speleologo e si perdono. Per forza che non vi legge nessuno: quelli che ci hanno provato sono dispersi, irrintracciabili, come bambini perduti nella rivista che non c’è. Sono abbandonati nel ventre di QUASI come se fossero bisturi lasciati nel paziente da un chirurgo sbronzo. Lo usassimo almeno per promuovere la rivista di carta, sto sito fitto fitto di articoli! Niente!

Va bene. Cerco di rimediare. Se non hai ancora letto QUASI 2, non preoccuparti: esattamente come il primo numero non ha una data di scadenza. È QUI e lo puoi averlo per una cifra modica. Ti Arriverò a casa spedito dalla nostra rete logistica che opera in accordo alle norme anticovid vigenti.

Ha una copertina bellissima di Officina Infernale, che omaggia Ralph Steadman e DC comics, di cui siamo veramente orgogliosi. Lo siamo al punto che ci riuscirebbe difficilissimo scriverci sopra dei nomi.

Il numero si apre con una lunga intervista a Manuele Fior. Qualche mese fa, in un intervallo di vivibilità in a questo lockdown mascherato e permanente, Manuele ha inaugurato una mostra nell’Atelier Bonvini 1909, uno spazio molto bello a Milano. Nel giorno dell’apertura abbiamo fatto una chiacchierata sul suo lavoro davanti a un pubblico ristretto e ben distanziato. Quell’intervista è stata trasmessa anche sui canali social della galleria e poi è scomparsa. Un vero peccato, perché Manuele ha detto cose interessanti sul suo lavoro, sulla sua idea di disegno, sul formato dei suoi fumetti e sugli X-Men e su Akira. Sulle pagine di QUASI trovi la sua trascrizione.

Andrea G. Ciccarelli si concentra su ciò che può essere rappresentato nei fumetti. In Lost Girls di Alan Moore e Melinda Gebbie c’è una sequenza che potrebbe essere accusata di pedopornografia. L’intelligenza degli autori innesta quel racconto in una cascata metatestuale tale da rendere difficile capire quale sia il racconto e quale il racconto del racconto e, proprio come nelle Mille e una notte o nel Manoscritto trovato a Saragozza o nelle emoji di Telegram, il racconto del racconto del racconto diventa un filtro che distanzia la materia narrativa dalla morale del lettore.

Peppe Liberti racconta tutte le volte che Albert Einstein, il ragazzo che non sapeva brillare, è comparso nei fumetti. Come sempre, il nostro scienziato si concentra sulle verità supposte che, citazione mal citata dopo citazione, sono diventate dapprima verità reali e poi luoghi comuni. Ecco uno spoiler che ti farà soffrire: Einstein non ha mai preso brutti voti in matematica.

Jiro Taniguchi mi manca da impazzire. Mi manca il suo disegno preciso e narrativo che descrive il mondo affastellando particolari, foglie, movimento, vento, lame e montagne. Mi manca il suo oscillare tra poesia e azione. Francesco Pelosi, in un’analisi mirata e puntale, mi fa notare che quelle due pulsioni al racconto – quella della sensibilità dell’uomo che cammina e che medita e quella avventurosa, hard boiled, western – non hanno condotto l’autore giapponese su due sentieri distinti, ma gliene hanno fatto imboccare uno compatto, unitario e personalissimo.

Valentina Restivo è una disegnatrice meravigliosa. Ha trasposto centinaia di fotogrammi di Salò o le 120 giornate di Sodoma in immagini, frantumando la potenza narrativa e iconica di Pier Paolo Pasolini, senza che se ne disperdesse un briciolo. Alberto Bonanni non ha voluto scegliere tra quelle immagini: le ha messe tutte in pagina, ottenendo così un fumetto bello da far male. Cinque pagine densissime per un oggetto narrativo sublime.

Abbiamo messo su carta gli interventi di Antonia Caruso e Nicoz che puoi trovare anche in questo sito. Benché facciano riferimento a un fatto increscioso puntuale che non ho più voglia di menzionare, quell’articolo e quella pagina a fumetti dicono del reazionario che è dentro ciascuno di noi. Assumere consapevolezza della sua presenza è il solo modo che abbiamo per tenerlo a bada e metterlo a tacere.

Lorena Canottiere ha letto un fumetto da bambina che non ricorda più. Le è rimasta impressa nella memoria una pagina. Bella e indimenticabile. Ora cerca di ridisegnarla nella speranza che qualche lettore di QUASI la riconosca e la aiuti a recuperare quel tassello di immaginario e a rimetterlo al suo posto. Un gioco senza premi al quale ci piace giocare.

I picture book, i libri illustrati per bambini, rappresentano uno dei territori narrativi meno esplorati. Chi li ama sa quanta bellezza si annidi in quelle pagine. Gli altri sono spesso convinti siano un luogo di stereotipi e semplificazioni. La nostra Arabella Urania Strange ha preso in mano alcuni di quegli albi. Li ha appoggiati uno accanto all’altro come fossero una mano di tarocchi. E poi ha letto il nostro futuro. Parlano tutti di morte. E sono meravigliosi.

Con belle illustrazioni di Lucia Lamacchia, ho raccontato dell’importanza di una cartografia dell’immaginario e del perché QUASI, la rivista che non legge nessuno, debba essere considerata una mappa, imprecisa e in divenire.

Proseguono le memorie di lettore da cucciolo di Massimo Galletti.

Siccome siamo convinti che uno sguardo critico sul racconto con le figure possa nascere solo dall’equilibrio tra immagini, grafica e parole, Abbiamo costretto Alberto Bonanni ad aprire il suo cassetto e a estrarre il ricordo del suo incontro con Francesco Truefalse. C’è il racconto, c’è lo storyboard e c’è Alberto. Ed è tutto vero.

A chiudere il numero, Boris Battaglia racconta l’altra metà del gonzo. Al fianco di Hunter S. Thompson durante le inchieste giornalistiche, accanto alle sue parole sulle colonne di “Rolling Stone” e sui suoi libri, c’è sempre stato Ralph Steadman. Un disegnatore che non possiamo smettere di guardare.

Il secondo numero di QUASI è un albo spillato in bianco e nero di 72 pagine. Curato da Boris Battaglia e da me, messo in pagina da Alberto Bonanni e pubblicato da Oblò di Claudio Calia.

Fossi in te lo ordinerei. QUI.

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