QUASI – Autunno 2021

Quasi | Para & Meta testi |

Ancora non abbiamo imparato a vivere il digitale che si fa realtà. Non riusciamo a indossare come dovremmo un mondo in cui ognuno di noi è invitato a polverizzare la propria presenza digitale. Produrre frammenti minuscoli da distribuire nella timeline di sistemi che si presentano come reti sociali ma che, nei fatti, masticano immense moli di dati per profilarci individualmente. In questo modo consento a multinazionali onnipotenti di definire strategie di lungo periodo e creazione di nicchie sempre più vaste che però ci facciano sentire unici. Questa cosa della frantumazione di noi stessi e dei contenuti che sono la nostra unica emanazione – ingegnerizzati per essere gestiti agevolmente dai motori di ricerca e dagli algoritmi che abilitano la pesca a strascico di mipiace e cuoricini – non ci appartiene.
Costruiamo quotidianamente una rivista in rete che raccoglie attorno a sé un gruppo allargato di persone e tenta un discorso che prova a spingersi sempre un po’ più in là. Ci interessa che ognuna delle persone che giocano a (e con) QUASI possa proseguire il proprio discorso sull’immaginario, mantenendo il grado di coerenza e consistenza che più le aggrada. Godiamo per il fatto che l’intera rivista, che si compone quotidianamente per tutto il mese, sia formata da tasselli che si incastrano e si richiamano a vicenda.

Il fatto che QUASI sia “la rivista che non legge nessuno” non significa che non vogliamo avere lettori, ma proprio il contrario. I follower – in particolar modo quando sono migliaia o, addirittura, milioni – ci spaventano. Non seguirci, ci siamo persi anche noi. Ti invitiamo invece a fare un pezzo di sentiero con noi – per tutto il tempo che ti pare necessario – camminandoci accanto. Insieme possiamo provare a usare gli strumenti di resistenza che di volta in volta scoviamo nell’immaginario: questo è il solo modo che conosciamo per capire se funzionano.
Non ci spaventa il fatto che le storie ci arrivino in forma di immagini, corredate da hashtag, da far scorrere rapidamente con il pollice sullo schermo e verso le quali mostrare apprezzamento con un doppio tap. Sentiamo un fremito di gioia tutte le volte che un cuoricino si accende su un’invettiva di Percy Bertolini, sulla copertina dell’ultimo libro edito da Cornelius, sulla carrellata di immagini inattese di “Juxtapoz”, sui peluche giramondo di Plush Go Travel, su un’acrobazia di Sean O’Malley o Saratkd, sul corpo sorridente di Stefania Ferrario
Eppure, non siamo (ancora) in grado di fare il nostro discorso a quella velocità. Contiamo di imparare prima o poi, ma per il momento abbiamo bisogno di lentezza. Abbiamo così tanto bisogno di lentezza che ci piace fare anche una rivista di carta. Non siamo riusciti finora a darle la frequenza che avremmo voluto: invece di sfogliare un nuovo numero ogni tre mesi, tocca aspettare il doppio del tempo. Però, poi, eccoci qui.

La copertina di alpraz presenta due personaggi che amiamo tantissimo: Pablito, il protagonista di Paracuellos di Carlos Gimémez, eReuben Flagg, personaggio al centro di American Flagg! di Howard Chaykin. Siamo riusciti a superare le reticenze di Alberto Bonanni, che ci regala la grafica di ogni singola pubblicazione di carta, e lo abbiamo convinto a strillare i nomi dei due grandi autori in copertina.
Dietro quella copertina succede di tutto.
Abbiamo fatto una lunga intervista a Chaykin. Eravamo pronti a una sessione intensiva di domande e, all’improvviso, lil progresso tecnologico ha fatto BOINK! Privi di remore come siamo abbiamo approfittato della disponibilità squisita di Chaykin che ci ha regalato una finestra sul suo mondo.

Ci siamo concessi una carrellata decisamente ampia di recensioni e profili critici: Serena Ruzzene ha raccontato Claire Bretécher; Peppe Liberti ci ha illuminati sulle parole della scienza inventate nelle strisce di Calvin & Hobbes di Bill Watterson; Mabel Morri ha riletto Alè tran tran di Lorenzo Mattotti; Boris Battaglia si è concentrato sugli Incubi della provincia di Bonvi; Arabella Urania Strange ha recuperato Marbles, un libro di Ellen Forney scomparso troppo in fretta; Francesco Pelosi ha letto Lone Wolf & Cub di Kazuo Koike e Goseki Kojima per fermare il suo sguardo di lettore sulla pelle di O-Yuki e mettere a rischio la propria vita; Lella Parmigiani ha analizzato una poltrona su cui si poggia il corpo di Valentina per rimarcare che nelle scelte di Guido Crepax tutto racconta.
A questo punto abbiamo sganciato un’altra bomba: Penguin Random House Mondadori ci ha concesso in esclusiva per l’Italia l’intervista che Álvaro Pons ha fatto a Carlos Giménez in occasione del suo ottantesimo compleanno. Il grandissimo autore spagnolo, tirando le somme sulla propria esperienza autoriale in un momento in cui continua a produrre un paio di libri l’anno, racconta il suo lavoro e le ossessioni, le motivazioni e le idiosincrasie che lo muovono. Accanto all’intervista pubblichiamo un profilo firmato da Paolo Interdonato che getta luce sul lavoro di un autore così importante.
A questo punto prendiamo un po’ di fiato, dando spazio alle memorie dei lettori: Onofrio Catacchio racconta il suo storico rapporto con l’edicola, trappola in cui, fin dalla più tenera infanzia, è sempre caduto, senza mai apprendere una strategia di sopravvivenza; Massimo Galletti prosegue il suo diario di formazione etica ed emotivadi cucciolo di lettore di fumetti.
Uno strano anello che si avvita su se stesso e trova il punto di contatto tra il matematico August Ferdinand Möbius e il fumettista Moebius.
Per finire, Tiziana Metitieri inizia la sua indagine per raccontarci come funziona la lettura dei fumetti nel nostro cervello.

Settantadue densissime pagine spillate da leggere e rileggere e da riporre sulla mensola.
Il prezzo?
Un affarone: otto euro. QUI.

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