L’almanacco dell’anno prima: gennaio e febbraio

Quasi | QUASI |

Gennaio

Il 2020 è stato un anno interessante. E, proprio per questo, spesso infausto.

Inizia con un disastro ecologico e ambientale terrificante. L’Australia è in fiamme: gli incendi che sembrano inarrestabili, mentre festeggiamo il capodanno e stappiamo le nostre migliori bottiglie con le bollicine, hanno già ucciso 500 milioni di animali. Alla fine dell’anno gli umani morti di COVID-19 censiti nel mondo saranno un milione e settecentocinquantamila.

È da poco passata l’epifania che nell’aria si sentono chiari segnali di guerra: una nuova crisi del Golfo persico. L’Iran lancia missili contro le basi militari che ospitano l’esercito statunitense in segno di rappresaglia per l’uccisione, avvenuta pochi giorni prima usando droni nell’aeroporto internazionale di Baghdad, del generale Qasem Soleimani e del leader paramilitare iracheno Abu Mahdi al-Muhandis. Durante le rappresaglie, per errore, viene abbattuto anche un aereo di linea ucraino: le vittime collaterali sono 176. Un delirio di ferocia politica internazionale che sembra venuto fuori da un romanzo di Tom Clancy.

Il 23 gennaio il nuovo ceppo di coronavirus conquista fama internazionale quando il governo cinese mette in quarantena dapprima la metropoli di Wuhan e poi la provincia di Hubei. Accidenti! Pare proprio una roba grossa. Entro la fine del mese l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che l’epidemia di COVID-19 è un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. Mica l’abbiamo mai sentita così vicina, la Cina.

Il mese si chiude con l’uscita ufficiale del Regno Unito dalla comunità europea. Inizia la transizione della Brexit che dovrebbe risolversi negli undici mesi successivi. Tra poche settimane la perfida Albione scoprirà che, per operare questo gesto dissennato, ha scelto proprio il momento peggiore.

Il 2 gennaio si celebra il centenario della nascita di Isaac Asimov, che è un autore molto lontano dalla nostra idea di fantascienza ma che, per le sue straordinarie invenzioni (dalla psicostoria al cervello positronico, dalle leggi della robotica al Multivac), non possiamo non amare incondizionatamente.

Il 17 muore Emanuele Severino, il filosofo contemporaneo che ha provato a spiegare la follia della filosofia occidentale e del suo pensiero, permeati dal nichilismo. C’è chi dice che ancora non si studi il suo lavoro perché troppo recente; tra di noi c’è invece chi sa che non lo si analizza perché la fiamma è troppo vicina alla piaga. 

Il 21 gennaio muore, a 78 anni, Terry Jones, membro fondatore dei Monty Python. Giù il cappello.

Il 18 e il 19 gennaio a Cremona, nel locali del circolo Arci Arcipelago, c’è l’unico festival del fumetto del 2020: il “Piccolo Festival del Fumetto” voluto da Massimo Galletti, Paolo Oradini e dall’Arcicomics di Cremona. Chi riesce a frequentare quei locali, in quelle due giornate, gode delle mostre di Paolo Castaldi, Lise & Talami, Ettore Mazza, Vincenzo Filosa, Luisa Torchio, Officina Infernale, Michele Eynard, Paolo Cattaneo e altri. Chi è in quelle stanza ha la fortuna di sentire la straordinaria chiacchierata di José Muñoz. Gli altri si devono accontentare della trascrizione nel primo numero cartaceo di QUASI.

Il 30 gennaio apre i battenti per la 47° volta il festival di Angoulême. I visitatori possono visitare mostre dedicate ad alcuni autori che ci sono particolarmente cari: Yoshiharu Tsuge, Nicole Claveloux, Pierre Christin, Calvo e Wally Wood. Tra i premiati ci piace ricordare il premio L’Audace conferito allo straordinario Atto di Dio di Giacomo Nanni e il Prix du patrimoine dato alla meravigliosa edizione Cornelius di La main verte et autres recits di Claveloux, un’autrice gigantesca che in Italia si è vista solo su vecchie riviste.

Il primo gennaio è il giorno in cui gli editori si fregano le mani perché la sorte e la legge sul diritto d’autore danno loro la possibilità di arricchire i propri cataloghi con le opere degli autori morti settant’anni prima. Il 1949 non è stata una buona annata per investire sul tristo mietitore. Nomi interessanti, ma poco appetibili. Tra questi ricordiamo almeno Margaret Mitchell, il cui Via col vento, prima edito solo da Mondadori, si è improvvisamente palesato anche nei cataloghi Rizzoli e Neri Pozza. Il motivo per il quale Rizzoli debba fare concorrenza a Mondadori è un mistero troppo grande perché noi si riesca a maturare un’opinione.

In gennaio Panini distribuisce in edicola il secondo fascicolo di Gigant di Hiroya Oku. Nel corso dell’anno usciranno altri tre volumi della serie (uno in marzo, uno in maggio e uno in luglio), poi più niente… Ne aspettiamo con ansia il seguito.

All’inizio dell’anno Lewis Trondheim e Joann Sfar ricominciano a raccontarci le storie del loro Donjon. Il ciclo della fortezza è costruito in modo geniale: i due autori, coinvolgendo molti altri disegnatori, raccontano un arco storico ampio a piacere; distribuiscono i volumi quasi casualmente e i lettori devono accoglierli come se fossero i tasselli di un puzzle narrativo che deve essere ricomposto. All’inizio del 2020 pubblicano i volumi 7 e -10.000; nei mesi successivi i volumi +10.000, 8 e 79. Ne esiste una strana edizione italiana, pubblicata da Bao, che cerca di normalizzare l’ordine delle uscite – rimuovendo passaggi nodali – e che non riusciamo a farci piacere.

A metà mese Fantagraphics manda in distribuzione Man and Superman and Other Stories, seconda antologia di fumetti dedicata agli esordi presso la casa editrice EC Comics di Harvey Kurtzman. Un libro necessario ed è poco probabile che qualcuno lo traduca in italiano.

il 23 gennaio Minimum Fax manda in libreria un volume indispensabile: Il nostro desiderio è senza fine, la prima parte degli scritti pubblicati da Mark Fisher sul suo blog K-punk, nel quale ci fornisce gli strumenti per capire come il capitalismo si nutra delle nostre ossessioni.

Dopo quattro stagioni e 53 episodi, il 30 gennaio si conclude The Good Place, serie che ha giocato intelligentemente con la filosofia, la concezioni dell’aldilà e l’idea di seconda possibilità. Ted Danson si dimostra ancora una volta un comico intelligente e di rara grazia, mentre Kristen Bell si rivela un’ottima protagonista, in grado di portare avanti la serie assieme a tutti i suoi compagni di viaggio. In questo caso, non solo il viaggio (letteralmente) è importante, ma anche la destinazioni a cui arriviamo.

Febbraio

Abituati al mito di marzo pazzerello, in questo 2020 dobbiamo fare i conti con un febbraio quantomeno stravagante. Ci sono posti in cui il caldo è realmente anomalo. Certo, nell’Australia in fiamme si esagera: all’inizio del mese si tocca la temperatura record di 42,7°. Pare che in Europa non ci fosse un mese di febbraio così caldo dal 1990 e questo è un altro allegro evento da appuntare nel diario di un anno un po’ infausto. A Bagdad invece c’è un freddo vigliacco: la temperatura scende a -5°. Nevica, addirittura. È la seconda volta che quella città si imbianca nell’ultimo secolo.

Mentre ci malediciamo pensando al riscaldamento globale e alle sue conseguenze distruttive, in Cina il lockdown non solo ha interrotto le attività produttive delle fabbriche, ma ha fatto scendere ai minimi storici il tasso di inquinamento. Allora è vero: tutto questo agitarsi degli umani fa malissimo ai viventi. Se smettessimo l’ipocrisia del «Save the planet!» e iniziassimo a parlarci, con onestà, di salvaguardia della specie umana, non modificheremmo in alcun modo la nostra pulsione suicida ma abbracceremmo con la consapevolezza necessaria l’eutanasia verso cui corriamo gioiosi.

In un mese colmo di buone notizie, il presidente degli Stati Uniti – uno sciagurato che si chiama Donald Trump – viene assolto dall’impeachment a suo carico. Due settimane dopo, senza che ci sia alcuna relazione tra gli eventi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che l’epidemia di COVID-19 è una pandemia. La paura distrugge i mercati e gli indici dai nomi strani e irripetibili che raccontano l’andamento delle borse crollano a picco.

A questo febbraio il dolore che ci elargisce sembra non bastare mai. Alcuni umani che amiamo molto non vedono la fine del mese. George Steiner e Kirk Douglas sono i primi. Deve aver avuto la sensazione che incassiamo bene, perché ci toglie in rapida sequenza Vittorio Spinazzola, un professore e un amico cui dobbiamo molto, e Claire Brétecher, LA fumettista. Hubert, sceneggiatore di Miss Pas Touche, Beauté, Les Ogres-Dieux e Peau d’homme, decide da solo di andarsene, senza lasciar fare alla vita la sua vecchia fatica. All’età di 96 anni, ci lascia l’irrefrenabile Freeman Dyson, quello della sfera e non dell’aspirapolvere, fisico e divulgatore, uno dei più stretti collaboratori di Richard Feynman. Come dimenticare un tizio che scrive un libro dal titolo Turbare l’Universo?

Nel corso del mese, Coconino manda in libreria l’edizione in un unico volume de Lo scontro quotidiano di Manu Larcenet, che è probabilmente il fumetto più bello di un autore bravissimo.

Manuele Fior pubblica con Oblomov il secondo e conclusivo volume di Celestia, il suo lavoro più recente.

Orecchio Acerbo ci regala Non stop, l’ultimo libro dell’immenso Tomi Ungerer.

In febbraio esce il quinto volume di Tracce di sangue di Shuzo Oshimi per Panini. In giugno e agosto, in un anno in cui le periodicità sghembe delle pubblicazioni della casa editrice modenese sono sembrate ancora più strane, usciranno altri due volumi. Poi più niente. Non ci resta che aspettare.

A fine mese Eris edizioni inaugura una collana di pamphlet che chiamano programmaticamente BookBlock e alla quale non possiamo non guardare con interesse. I primi titoli sono: Contro l’automobile: È più facile immaginare la fine del mondo che un mondo senza automobili? di Andrea Coccia, Postporno: Corpi liberi di sperimentare per sovvertire gli immaginari sessuali di Valentine aka Fluida Wolf e Sostanze Psicoattive: Vademecum per un uso consapevole di Progetto Neutravel.

Memorie di un assassino – Memories of a murder di Bong Joong-ho è un film del 2003 che in Italia è arrivato come direct-to-video nel 2007. Sull’onda del successo di Parasite, in febbraio viene distribuito nelle sale. Splendido squarcio su un caso di omicidi nella Corea degli anni Ottanta che, come ogni noir che si rispetti, usa le indagini per rappresentare e parlare di altro. Lo spaccato della società coreana è spietato e ci racconta un paese allo sbando e lontano dall’idea contemporanea che ne abbiamo adesso. Tra dilettantismo e brevi intuizioni degli investigatori, il film procede dimostrando l’impossibilità di raggiungere alla verità, con un finale lancinante che fa venire alla mente La promessa di Friedrich Dürrenmatt.

Ti è piaciuto? Condividi questo articolo con qualcun* a cui vuoi bene:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

(Quasi)